LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

domenica 18 settembre 2016

Quando succede davvero


Uno fa ingorde scorte.
Uno sa che poi succederà.
Succederà, che l'ispirazione se ne andrà.
Ma quando succede è un po' come quando sai che morirai e poi muori davvero.
Non è che ne abbia un'esperienza completa, solo parziale.
Della morte.
Della deispirazione ho un'esperienza completa.
Talmente completa che sono qui a cercare di scrivere bene di quando non riesci più a scrivere. Bene.
A scrivere. Punto.

Quando uno non riesce più a scrivere, è perchè è mancato l'attivatore.
Certo, si può pensare che si sia scemi a scegliere un attivatore che possa venir meno.
Il fatto è che l'attivatore non lo scegli, è lui che sceglie te.
Se no uno mica è fesso, ne decide uno che funziona sempre, tipo grattarsi a chiappe nude contro il tronco di un bonsai che si porta sempre dietro - farsi la pedicure - correre come un pazzo a perdifiato sul mondo che gira al contrario di come si va (ma questo è già rischioso perché non sempre la parti del corpo reggono) - masturbarsi - leggere libri di altri finochè cataratta non sopravvenga - eccetera.

Già ad esempio a me, leggere libri di altri, non so, quando sono incazzata perché non riesco a scrivere, mi fa incazzare ulteriormente. Leggo una bella frase e mi viene il nervoso. Ma perchè lui/lei sì e io no? Poi c'è già il fatto che lui/lei, se ho il libro in mano, è stato/a pubblicato/a, e invece io tapina faccio così schifo anche quando sono ispirata che mando al premio Calvino il libro più ispirato scritto ai tempi delle ingorde scorte e mi aspetto - se si ricordano - al più una lettera anonima di invito a partecipare alla premiazione altrui. Quando sono deispirata mica faccio come Enrico Vallesi, che manco era deispirato, provava solo la macchina da scrivere, ma digitava robe di altri e godeva come un riccio a vederle uscire dalla sua pigiata di tasti. No, io prendo il libro e lo scaravento contro il muro finchè la copertina rigida non si stacca dal resto dei fogli, lo scartavetro contro il bonsai dal ruvido tronco contro cui  talvolta sfrego le mie nude chiappe all'invano fine di trovare qualche brandello di ispirazione. Lo divido e me ne metto le due parti sotto le scarpe da ginnastica, legate con uno spago, per correrci sul mondo finchè non venga deteriorato da attrito sporcizia agenti naturali. Poi il libro si distrugge, ma è come i gremlins, ce ne sono tantissimi altri che proliferano, solo che qui sono belli, mica mostruosi, anzi sono mostruosi solo nella misura dell'invidia che ingenerano nella mia povera mente di scrittrice mancata bacata depremiocalvinizzata.

Quando decidi che ormai la deispirazione si è inesorabilmente impossessata di te, dopo esserti consumato fino all'osso di sfregamenti vari varie parti del corpo per capire se almeno la pedicure l'abrasione la masturbazione possano darti uno spiraglio di luce, decidi di lavorare come un pazzo (non al libro, al tuo lavoro secondario che ogni scrittore mancato/nte che non sia anche così sfigato da essere disoccupato ha). Ti incastri in puzzle lavorativi che manco Clemens Habicht, poi stai male perché vedi che quando inizi a subire questo informe mostro autocreato che prende vita propria e ti avvolge con le sue spire ineluttabili, soffri talmente che ti ammali psicosomaticamente, ti devasti così tanto psicofisicamente che ti metti in mutua, ma quando sei in mutua ci riprovi, ti piazzi là davanti al tuo monitor bianco, e non ti viene in mente nient'altro che l'idea che puoi solo tornare a lavorare disperatamente con febbre ai 42 moccolo al naso asma e inizio di paralisi corporea, per poi stare male perchè non hai tempo per scrivere cose che non puoi scrivere pur sapendo di doverle in qualche modo avere sulla punta delle dita, o forse in fondo a qualcosa del tuo corpo, ma molto in fondo, forse una roba sotto il diaframma.
Sì, ti sembra proprio che sia una roba che il diaframma blocca.
Prendi uno di quei cavapartelegnosadellananas, sì, mi sembra che a Ikea si chiami proprio così, o al massimo gkhjtiggrriskavij, una roba intuitiva che ti fa capire di che si tratti. Te lo pianti dove ritieni sia il diaframma e schiacci finchè non ti esce dalla schiena sto torsolo di te legnoso.
Un fiotto di sangue non pensato, distratto com'eri dall'intento primo, ti scende a fontanella dalla schiena.
Ti dici che tutto sommato
son soddisfazioni non essere quello che pulirà.
Ti dici che forse sui vicini di sotto
pioverà ABpositivo.
Ti dici che tutto sommato
magari quest'anno ti va bene,
che tutto sommato
essere pubblicato postumo
fa figo.

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