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martedì 6 dicembre 2016

Insegnami l'Autunno

A me, di tutte le stagioni, se ce n'è una che non è mai andata giù, quella è l'Autunno.

Ho sempre pensato che l'Autunno fosse un prologo strisciante e infido e tiepido dell'Inverno.
Una specie di punizione aggiuntiva ai tre mesi di gelo, ma più stronza del gelo, perché indecisa vigliacca ignava perfino nel suo modo di infiltrare il freddo nelle ossa con una lenta infusione di assenza di calore, invece di infliggere quelle spadate sotto zero che l'Inverno dispensa senza ipocrisia.

Poi ho scoperto che per qualcuno l'Autunno è la stagione preferita.

E mi sono detta che sarebbe bello se questo qualcuno avesse potuto insegnarmi l'Autunno,
accompagnarmi per mano per dirmi che l'Autunno
non è (solo)
danza della morte nei suoi colori marcescenti,
infreddolimento degli arti illuminati da un sole fioco e sghimbescio,
rattrappimento della luce a favore di accablante buio,
malattia,
ché se uno non è ancora raggrinzito fisicamente
magari si raggrinzisce psicologicamente per il buio e il freddo incipiente e la marcescenza.

Come la Primavera è festa di rinascita, precaria come ogni festa,
così anche l'Autunno è festa di morte, precaria anch'essa in quanto festa anch'essa.

Insegnami l'Autunno,
così
(forse)
lo capirò.

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