LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

giovedì 5 maggio 2016

Inerzia


La vita è tutt'un avanzare imperterrito.

Piano piano che il tempo passa, lei prende accelerazione sempre maggiore.
Ci si avvia verso una direzione spesso sempre più definita, circoscritta, chiara.
Abbiamo la sensazione di avere il controllo.

Si parte come guidando un camion di quelli che se li vedi per strada sono ridicoli, un muso senza il retro. Delle specie di Transformers intrasformabili perché troppo semplici e ridotti a unità base. I Transformers del bambino povero, che vorrebbe ma non può. Ma infatti all'inizio si E' il bambino povero. Non si ha ancora niente, nemmeno un rimorchio piccolo piccolo, nemmeno una merce insignificante appoggiata alla bell'e meglio su quel retro ridicolo che hanno le parti motrici dei camion quando sono prive di rimorchio.

Ma c'è già la forza motrice.

E con il potere di quest'ultima, si inizia a caricare roba.
Carica tu che carico io, più passa il tempo più si aggiungono rimorchi, merci dentro i rimorchi, rimorchi attaccati ai rimorchi, merci nei rimorchi attaccati ai rimorchi, fino a guidare un autoarticolato milleruotato impossibile da far circolare in certe strade, nelle città e in un sacco di altri posti.
Però non si è più il bambino povero, si è ricchi di merci, si è costruito tanto intorno a quella specie di aborto iniziale (ricordiamo però che quell'aborto è sempre quello che ha la forza motrice). Si può giocare con il Transformer da bambini ricchi, nei limiti delle combinazioni possibili tra rimorchi e merci.

Ad un certo punto il mezzo è formato, nella sua interezza, nella sua pienezza di merce. Da bambini ricchi, sempre più ricchi e sempre meno bambini, ci si può anche permettere di prendere un autista.
L'autista si mette a guidare il camion che, soprattutto in discesa, spinto dalla forza d'inerzia, va sempre più veloce.
Il camion avanza via via più in fretta con l'avanzare dell'età, ed è forse per questo che più il tempo passa più si ha la sensazione che le giornate passino veloci.
Non è una sensazione.
E' il camion carico che scivola giù dalla china della parabola della nostra vita.
A volte, però, arriva un momento in cui
l'autista

frena.

E' successo qualcosa di imprevisto, è cambiato qualcosa di sostanziale.
Pianta una di quelle frenate che a momenti il freno buca il fondo del mezzo e lui si ritrova con piede e pedale a stridere in scintille di attrito contro l'asfalto.
E il camion che fa?
Il camion va avanti
perché è ingombrante,
perché è pesantissimo,
perché è pieno di rimorchi uno dietro l'altro,
perché va velocissimo,
perché la forza d'inerzia è spropositata.
E mentre l'autista frena
noi ce ne stiamo nei rimorchi dietro,
andiamo avanti e indietro guardandoceli tutti soddisfatti,
ci diciamo che va tutto bene,
che siamo lanciati verso il futuro rassicurante
con tutto il nostro carico
definito da anni,
che se il camion va avanti da anni
andrà avanti per anni,
finché morte non sopraggiunga.
Non lo sappiamo,
non ci rendiamo conto
che il nostro camion sta già frenando
da un bel po' di tempo,
che sta già impercettibilmente rallentando.
Che si fermerà.
Solo questione
di
tempo.

Vedere
spaziotempo
ancora lì
quando in realtà è già
imploso
in un buco nero.

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