LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

giovedì 11 febbraio 2016

Tempo stronzo


















La libertà
è movimento.
Movimento volontario
nella direzione che si sente.
Ma la libertà
è la principale causa
di inesistenza della libertà.
Appena uno si muove
volontariamente
con direzione
con intenzione,
ecco che
si intrappola un pochettino.
Ogni volta che uno decide
quello che sente
quello che vuole
quello che deve
si intrappola un po' di più,
perché il tempo,
così come lo conosciamo noi,
è causa anch'esso di
inesistenza di libertà.
Il tempo, come lo conosciamo noi,
è un'entità
con una dimensione
con una direzione.
E questa direzione del tempo
ci incastra
in paralisi successive,
finché non ci ritroviamo
definitivamente paralizzati
invischiati
dall'esercizio
in ordine temporale
della nostra stessa libertà.
E così,
per essere almeno un po' liberi,
o perlomeno per godere
della nostra
limitatissima
libertà
in ordine sparso
in ordine causale
secondo il nostro sentire
e non secondo l'ordine
che,
appunto,
è così legato a questo tempo ordinato
da essere definito cronologico,
ma che di logico non ha nulla,
ha solo di crono,
dovremmo
essere lanciati
nello spazio siderale
a folle velocità
in un buco nero,
vorticare
vorticosamente
in concentrici
giri impazziti
andare indietro
tornare avanti
o forse
semplicemente
stare
in un altro tempo
in un altro spazio
in un tempo che non è più tempo
che non è più ordine
che non è.
Più.

2 commenti:

  1. Un post scritto al mattino. Nella polvere d'oro che la lima dei sogni soffia sul pensiero, subito dopo il blu in cui tutto tace, all'ora in cui gli armati incatenano i prigionieri, sotto un velo antico di disillusione; è nata – questo sapore resta in bocca – una ribellione dolce. Così ci si sveglia e si risveglia, e questa invocazione sembra il rovescio di una preghiera del mattino. Chissà per quale motivo queste parole in versi portano alla mente la passione della invocazione finale (lì rivolta a Dio) di un personaggio di J. Roth. Qui il lettore la immagina rivolta al tempo: ' se io fossi vivo, e non qui al tuo fianco, e qui al tuo cospetto, vorrei rinnegarti, ma giacchè ti vedo con i miei occhi e ti vedo con le mie orecchie, dovrò far di peggio che rinnegarti: dovrò ingiuriarti!'.
    Il lettore è colpito dalla prospettiva che forse un barlume si rinviene nel tempo come 'non' dovremmo conoscerlo. L'altro luogo avrebbe così una sua parte qui, nel nostro mondo limitato. Le scelte sarebbero condizionate e la causalità invocata, invece che successione, sarebbe una apertura al futuro che ci costituisce.
    Un vortice come una dolce ribellione. Per disconoscere il tempo spigoloso in cui siamo gettati (con relative contusioni).

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  2. Perché ingiuriare il tempo quando ci si può fare beffe di lui, cancellando e riavvolgendo, saltellando da un buco nero all'altro e su e giù nell'iperspazio, imparando che nulla è lineare e consequenziale se non quello che vogliamo?

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