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lunedì 16 gennaio 2017

Riemersioni


Il vento spazzolava la città portando via patine di tempo dalla sua superficie. Il cielo era una cupola spleenetica e plumbea. Gocce che sembravano sbattute a tazze giù dal cielo si schiantavano con tonfi grassi sull'asfalto della strada e sulle pietre dei marciapiedi.
Camminavano piegati in avanti, tenendosi ben chiuse le giacche con le mani, in mezzo a un turbinio di cartoline e fogli sollevato dalle bancarelle dei portici.
Si erano rifugiati nei sotterranei scuri e protettivi. Il sibilo del vento, a ogni gradino sceso, diventava più ovattato. Si erano immersi in pile e pile di libri impolverati, studiandone fronte, retro, quarti di copertina. Leggendo pezzi qua e là, ammonticchiando i libri prescelti per essere acquistati a vantaggioso prezzo fatto a occhio e definito da una sana contrattazione, avevano perso il senso del tempo e dello spazio, convergendo in un mondo inventato da altri e anche un po' da loro.
Si erano lavati le mani dai polpastrelli anneriti in un lavandino sbrecciato, per emergere controvoglia, scalino dopo scalino, dal loro mondo sommerso. 'Sarebbe bello se tutto sopra fosse stato raso al suolo, vero?' Si erano figurati di uscire e trovare terra brulla dove prima c'erano case e gente e portici e bancarelle e fogli volanti e gocce di pioggia che schiaffeggiavano l'asfalto. Una pianura vergine che si perdesse fin dove la vista potesse arrivare, da cui ogni forma di vita e sua costruzione fosse stata portata via da un vortice come quello che aveva ingurgitato Dorothy.
Il vento sibilava ancora, sempre di più mano a mano che tornavano in superficie con quell'irreale sentore di apocalisse.
Carichi di borse zeppe di libri, avevano spinto la porta d'uscita, pronti all'attesa delusione. Dallo spiraglio era entrata una folata di vento diverso da quello di prima, forte ma meno freddo e inaspettatamente carico di salsedine, che aveva spalancato l'anta.
Davanti a loro non c'era nessuna terra brulla, nessun orizzonte in fondo al nulla.
C'era un mare in tempesta, e loro erano su una banchina sbattuta dalle onde. Vascelli con vele gonfie e cavalli che si sporgevano dai lati combattevano contro le onde avanzando tra i flutti. Il vento sibilava nei loro capelli e seccava gli occhi increduli e indagatori. Lo sbigottimento era direttamente proporzionale all'irrealtà della loro illusione precedente. Era stato facile desiderare cose che erano sicuri di non poter avere. In quel momento si resero conto che, in un modo o nell'altro, si ritrovavano davvero in un mondo evocato, e che quello a cui erano abituati era sfaldato, forse confinato in una dimensione parallela. La disattesa delusione aveva avuto un impatto emotivo molto più alto dell'attesa delusione.

Un vascello si era avvicinato a loro schiumando nell'acqua salata, un cavallo aveva allungato una zampa fuori dal bordo, e li aveva in qualche modo caricati a bordo. Iniziava una nuova vita, in un mondo dove i libri sarebbero serviti solo come piccoli depositi di nostalgia, per ricordare un passato che scivolava via veloce. Si appollaiarono in punta all'imbarcazione, con il vento che mandava indietro capelli e pensieri stantii, e seguirono la rotta con lo sguardo, come se l'avessero fatto da sempre.  

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