LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

sabato 10 settembre 2016

Non sei tu, è la società


Ci sono giorni in cui si è annebbiati.

Ci sono giorni in cui deve esserci una nube tossica che si nutre del cervello delle persone e si trasferisce dall'una all'altra quando sono a meno di due metri di distanza e si rincitrulliscono all'unisono.

In uno di quei giorni mi viene in mente di andare a farmi rilegare dei libri.
Scendo dove di solito lego la bici, ma la bici non c'è. Uhhhmmamma, me l'hanno rubata, penso. Per fortuna ho in cantina quella di scorta tutta scassata senza catena e cagata da  innumerevoli mozziconi di sigaretta che hanno trapassato la rete di non-protezione della finestrella. Quando già sto spingendo a mo' di monopattino lo scassone B alla volta del ciclista, quel residuo di cervello che mi ritrovo mi fa pensare che la sera prima sono uscita in bici e sono tornata a piedi. Torno sui miei passi e vado a recuperare lo scassone A legato a un palo.
Mi avvio verso la copisteria.
Arrivata, mi accorgo che non ho la chiavetta.
Torino indietro. Cerco la chiavetta per mezz'ora, maledicendo il fatto che non si possa digitare "Trova" e immettere "chiavetta" per poi schiacciare con il cursore del mouse sulla lentina d'ingrandimento. La trovo.
Torno alla copisteria.
Mi accoglie un vecchietto barbuto tipo Babbo Natale ma più magro, più basso, con i capelli meno bianchi, senza renne, senza carrozza. Insomma, uno che di Babbo Natale ha solo la barba, anzi, forse è più un vecchio hipster che altro.
Gli dico che ho bisogno di due rilegature a caldo e lui mi invita a scaricare dalla mail il file perché non va il lettore di usb.
Torno a casa, mi spedisco il file sulla mail, torno alla copisteria, che intanto si è riempita di umanità mista manco fosse un'indagine Doxa.
Una di queste persone è una - direi - giovane cinquantenne dai candidi capelli lunghi intorno a un viso da bimba seppur rugoso, con un fisico che mi pare perfetto oltre ogni logica avvolto in un paio di jeans di quattro taglie più grandi da cui spuntano scarpe con tacco a spillo punitivo e una maglietta nera lisa. Appena apre bocca le esce una voce da bimba di circa quattro anni. Fruga tra gli annunci dicendo cose dissennate da sola: la contemplo nella sua magnifica demenza mentre scarico l'allegato da un pc.
Apro il portafoglio e mentre la stampante sputa a folle velocità i fogli del miei volumi mi rendo conto di non avere una banconota, né una monetina, manco da 1 centesimo e nemmeno il bancomat. Sono bei momenti. Guardo il vecchio con occhio appallato. Lui mi chiede cosa succeda. Gli dico che non ho nulla per pagarlo, che mi è anche sparito il bancomat. Lui mi dà una pacca sulla spalla e mi dice: "Traaaanquillaaaaaaaa, io i libri te li faccio, poi quando sistemi le cose mi paghi. In questa società malata bisogna pur ben cercare di fidarsi della gente". Gli rispondo che se mi hanno rubato il bamcomat son problemi. Mi fa: "Traaanquiiiilla, chiama per bloccarlo, fai le telefonate necessarie, poi con calma stampiamo e te ne vai con i libri".
Nel frattempo il suo dipendente-galoppino ha sistemato tutti i clienti, salvo la favolosa stordita, che continua a fare richieste di fotocopie degli annunci appesi con la sua vocina quattrenne. Ad un certo punto se ne va salutando con inchini e sorrisoni. Torna dopo trenta secondi: "Ho perso le chiavi della macchina, non è possibile, devono essere qui". Va e viene per un bel po' di volte, esclamando "Ma non è possibile, ero qui, poi sono andata là, ma come si fa? Devono essere qui per forza! Ohmmamma mia, ohmmamma mia". E in effetti la mamma sua invocata appare sulla porta tutta contrita. La tizia inizia a saltellare sui tacchetti per la stanza, mentre io telefono invano alla liberia  dove ieri ho pagato con il bancomat per l'ultima volta.
Il vecchietto le dice: "Traaaaanquillaaaa, non sei tu, è la società. Questa società è troppo frenetica, ci fa perdere la bussola".  Io gli faccio notare che lui fa orario continuato lunedì - venerdì 8-22. Ribatte che lo fa per lavorare con calma e che si gode la vita. Se lo dice lui.
Alla fine la mamma della svampita svanisce in una nube di profumo e torna prima che si sia dileguata del tutto con le chiavi in mano. La biancocapelluta inizia a ringraziare tutti, pure me, e ci bacerebbe anche ma per fortuna è timida. Saltella felice come una bimba, appunto, che stia facendo il salto alla corda in un prato in fiore.
Quando se ne vanno entrambe, il vecchio scuote la testa e dice "Certa gente è proprio deficiente. Sarebbe meglio usasse la testa prima di muoversi". Poi mi consegna i tomi con un sorrisone e mi dice: "Non ti preoccupare, non sei tu, è la società. Quando puoi portami 20 €".
Io so benissimo che sono io, non è la società.
Sono deficiente, ma non così tanto.
Vado via con il bottino.
Arrivo a casa.
Trovo il bancomat nel taschino della maglia da bici da corsa su cui ieri ho fatto un giro, dove l'avevo messo con un biglietto da 20 € pensando fosse la tessera sanitaria (caso mai mi sfigurassi in bici e mi dovessero riconoscere da quella).

L'ho detto, ci sono giorni in cui si è annebbiati.

Risalgo in bici.
Arrivo alla copisteria.
Do al vecchio i 20 €.

Una me parallela non gli dà un bel niente.
Arriva lì nottetempo e gli scrive su un post-it: "I 20 € non te li dò.
Certa gente è proprio deficiente. Sarebbe meglio usasse la testa prima di muoversi.
Comunque, traaaaaanqillo,
non sei tu, è la società".

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