LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

martedì 12 aprile 2016

Dimmi che macchina hai e...


Il rapporto della gente con l'auto posseduta è molteplice.

Si possono notare personaggi che la curano più della loro stessa vita, lavandola con prodotti non aggressivi e acqua osmotica più di quanto non si facciano la doccia, andandola a trovare nel garage bellissimo il cui affitto è superiore a quello della casa in cui vivono.
Tra questi non c'è il ricco che ha la macchina figa, status symbol: lui generalmente va a farsela lavare dall'autista e, a meno che non parcheggi in una villa sventrata e trasformata in garage enorme, spende di più per se stesso che per l'automobile.
Gli appartenenti alla categoria di cui più su di solito si sacrificano per la macchina. Magari abitano in un tugurio ma hanno l'auto figa, perlomeno ai loro occhi, dato che nella più rosea delle ipotesi è tenuemente sportiva, nella meno rosea tamarrissima, con tuning estremo. Se si entra nell'abitacolo, i sedili di pelle profumano di ciclamino, e sono sempre lucidissimi. La polvere pare non aver mai nemmeno sfiorato il cruscotto. Quando si sporcherà, sarà perché il proprietario avrà esagerato con il potenziamento,  il mezzo si sarà alzato in volo e si sarà schiantato contro un albero, conficcandosi poi, accartocciato, in un terrosissimo prato o precipizio.

Ma i più fanatici della pulizia interna sono generalmente i proprietari di macchine nuove. La cura maniacale con cui cercano di mantenerle pulite e decenti il più possibile li fa diventare ossessivi, sia sugli esterni sia sugli interni. Righine, fango, starnuti che si espandono in un cono di invisibili ma macchianti pulviscoli acquei fanno inorridire gli autisti. Se si deve salire sulla loro auto, ci si deve coprire tutto il corpo per evitare di lasciare materiale epiteliale sui sedili (generalmente hanno nel baule quattro tute con cui dotare i passeggeri), mettere un giornale sotto le suole delle scarpe, parlare poco, respirare il meno possibile. Fortunatamente, la maniacalità, nella maggior parte delle persone, è inversamente proporzionale all'età del veicolo, e solitamente se ne ha un'impennata negativa verticale quando il guidatore lancia a catapulta con il dito la prima caccola in direzione random attraverso l'abitacolo, dopo essersi ispezionato accuratamente il naso durante l'attesa per un semaforo rosso.

Ci sono poi quelli che non hanno mai lavato la macchina da quando la possiedono, che ogni volta che qualcuno gliela bomba facendo manovre o che un camion entra nella portiera dell'auto parcheggiata, ammaccandola e poi scappando, alzano debolmente una spalla e continuano imperterriti a circolare su un aggregato di ferraglia che difficilmente si identifica con un'automobile per eccessiva deformazione rispetto alla silhouette originale. Non la portano mai dal meccanico, a meno che non se ne lascino un pezzo ingente indietro, in mezzo alla strada, o si fermi, di solito in mezzo a un'autostrada a 5 o 6 corsie.
Gli interni sono corrispondenti agli esterni. Se si sbattessero i tappetini si otterrebbe una montagna di ghiaia pari a quella della cava di Susa. Il parabrezza sembra un ologramma, tante ditate ha su all'interno, e all'esterno ha stratificazioni di residui di piogge acide preistoriche. La polvere copre in coltri grigiastre il cruscotto, che perde le consuete forme per assumere l'apparenza di un territorio innevato in un luogo molto inquinato. Quando qualcuno deve sedersi, solitamente non riesce perché la quantità di oggetti che nulla c'entrano con un'automobile ingombra ogni centimetro cubo libero. Quando il guidatore lancia i suddetti oggetti sui sedili dietro, incastrandoli secondo complessi algoritmi in quelli già presenti, chi si deve accomodare apprezzerà il coprisedile fatto di apparenti copertine di CD. Ma non sarà un coprisedile, saranno davvero copertine di CD. Alla fine ci si siederà sopra, sentendo sotto le chiappe la croccantezza della plastica che cederà un po' a ogni sobbalzo. I piedi saranno appoggiati su strati di carta ammassata al suolo, per motivi decisamente diversi rispetto a quelli del proprietario dell'auto nuova. La sua permanenza nell'auto sarà comunque di breve durata, perché quasi immediatamente si romperà qualcosa e saranno costretti a spingerla dal primo meccanico (tutto sommato, non è che questo tipo di auto finisca in carrozzeria così di rado).

C'è poi l'automobile accogliente, così decorata con serie di pupazzetti ventosati e pelouche giganti e cuscini a forma di cuore rosa (per le donne) e animaletti con i colori della squadra del cuore (per gli uomini) da tranquillizzare il passeggero sulla funzionalità degli air-bag. Del resto, sarà molto probabile che quest'ultima vada testata, vista la visibilità azzerata dovuta all'accozzaglia di cianfrusaglie appese allo specchietto retrovisore centrale.

Non dimentichiamo quelli che la macchina proprio non ce l'hanno. Non ne hanno proprio bisogno, ma perchè mai uno dovrebbe sentire la necessità di un'auto?  Per questo utilizzano il car sharing e il friend demanding.
Per quanto riguarda il car sharing, l'importante è non sentirsi troppo "a macchina propria", onde evitare di prenderne possesso inserendo il cellulare in una tasca, il portafoglio in un'altra, scendere dall'auto e ricordarsene quando ormai è già stata presa in prestito da altre otto persone. Segue caccia al tesoro, ma senza l'aiuto della app che si trova appunto in macchina. E' divertente anche quando il contaprezzo non smette di girare alla deposizione del mezzo e ci si ritrova l'addebito corrispondente all'acquisto di una Porche Cayenne.
Nel friend demanding, invece, è importante evitare di lamentarsi se il friend in questione è uno di quelli che circolano sull'aggregato di lamiera accartocciata: frasi come "la tua macchina è una bara ambulante" o, peggio, "il tuo carcassone mi ha abbandonato in mezzo all'autostrada a 5 corsie" potrebbero essere mal tollerate dal prestante. Soprattutto nel secondo caso. Soprattutto se il corollario è l'abbandono dell'auto ormai gravemente incidentata. Nel caso della macchina pelouchosa prestata, a parte il fatto che converrà non farci salire nessuno per preservare la propria immagine, sarà bene portarsi dei tergicristalli interni, per avere una minima visibilità. I casi della macchina nuova e di quella tuningata non si analizzano perché è del tutto irreale che avvenga il prestito.

Alla fine di questa carrellata, si potrà pensare alle personalità dei proprietari.
Volete saperle?
Volete gli abbinamenti?
Rivolgetevi a "Cosmopolitan", test: "Dimmi che macchina hai e ti dirò chi sei".
Nella vita non è così.
"Dimmi che macchina hai e continuerò a non sapere chi sei, a meno che non decida di mettermi lì e cercare di conoscerti".

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