LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

martedì 2 febbraio 2016

Dimenticare lo spazio della paura della paura



C'è gente che si diverte a lanciare insulti gratuiti.

Un po' come quelli che girano per le città con il cartello "abbracci gratis". Che quando uno li vede arrivare, pagherebbe anche per non averlo, l'abbraccio plastificato, da uno sconosciuto sudato e animato da non si sa che missione salvifica.

Forse è meglio un insulto gratis.
Meno invasivo.

Anche più frequente.

Ad esempio, sei lì che passi in bici, evitando tutti i pedoni con un ampio margine, quando ecco che un vecchio che attraversa a metri e metri da te si gira a guardarti e ti dice: "Vaffanculo vaffanculo vaffanculo" ripetutamente e strisciantemente.

Tu rimani perplesso, anche se nel frattempo sei già ben oltre e lui è rimasto indietro, a dire "Vaffanculo" all'aria.

Preso dalla tua folle pedalata in cui tutto intorno è sfocato e scorre via, non consideri che in ogni persona c'è lo spazio della paura, quello in cui veramente c'è un pericolo incombente, e quello della paura della paura, concentrico ed esterno, di dimensioni variabilissime. Mentre il primo è quasi oggettivo, il secondo è di rara soggettività. E così, se in bici eviti accuratamente lo spazio della paura, non saprai mai se potrai stare lontano anche da quello della paura della paura, così infido e paralizzante.

Il pedone non ti lancia insulti gratuiti, ma barattati con l'invasione del suo spazio della paura della paura.
E non si diverte.

2 commenti:

  1. E' un fatto che il velocissimo-vélo che affetta la città è fantasticamente costretto a farlo nel labirinto di gelatina dei cerchi soggettivi della paura della paura. Col rischio di restarne invischiato.E cadere in una paura di paura di paura (paura 3), precipitare in un eccesso di pensiero e non affettare più le strade.
    Ma perchè questa macchia soggettiva così larga da giustificare una triplice risposta talmente altisonante da parte del pedone?
    1.discrasia tra riflesso personale (del vecchietto) e velocità del già velocissimo-vélo . La lentezza di vista, mobilità, neuroni moltiplica in modo esponenziale le velocità del velocissimo-vélo. E' probabile che appena un secondo dopo il vecchietto non sapesse più quale entità gli fosse sfrecciata accanto (si fa per dire), e che la sua paura fosse come nel racconto di Maupassant 'une réminiscence des terreurs fantastiques d'autrefois'. Velocissimo-vélo da un altro regno.Quasi un memento mori.
    In questo caso il 'vaffanculo' avrebbe chiara funzione apotropaica.
    2.Discrasia generazionale. Seppure il vecchietto non si sia reso dell'oggetto ebbro, a causa della velocità ha comunque supposto che - uomo, donna, o drone controllato a distanza - il velocissimo-vélo fosse pilotato da una figura di grande splendore fisico. Ha ricordato quindi i vecchi tempi: ciò che ha fatto o che avrebbe potuto fare, l'esperienza e la frustrazione. Insomma lo splendore fisico andato.
    In questo caso il 'vaffaculo' sarebbe un conato di revanchismo nostalgico.
    3.Discrasia di percezioni. Velocissimo-vélo: punto di vista sfocato. Pedone: punto di vista sfocato. Nessuno ha riconosciuto nessuno. Vaghe intuizioni. Forme informi. Il tempo si sposta: vecchio e giovane si scambiano i posti in una macchina del tempo.
    In questo caso il 'vaffaculo' oscilla tra la 1) e un'ebbra invocazione all'ignoto nell'avventura.
    Ma questo metterebbe in dubbio che il pedone non si sia divertito ...almeno un po'....

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  2. Il velovélo che incappa nella paura della paura della paura diventa a sua volta un pedone che ripetutamente e strisciantemente sibila "vaffanculo vaffanculo vaffanculo" ai velovélo superstiti, quelli che non hanno paura della paura della paura e nemmeno paura della paura.
    Rasentano la paura pura senza paura.
    Che poi è l'unico modo per affettare la città. E la vita. Senza farsene affettare.

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