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QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

lunedì 24 febbraio 2014

Trassoni o dementi?






Si sa, l'italiano medio è un trassone.

Se c'è una scappatoia per non fare proprio quello che si dovrebbe (e che nessuno fa), la imbocca. ovviamente, questo accade nel momento in cui gli conviene.

Andiamo ad analizzare una situazione di nicchia, in modo da scendere nello spefico e capire le cose in modo concreto.

Sulle piste ciclabili torinesi mi è venuto il dubbio che l'italiano medio non sia più un trassone scafato,  ma proprio un deficiente.

Uno scafato di bassissimo livello (perchè di solo bassissimo livello si può parlare, se ci si riferisce ad arguzie da pisrta ciclabile) sta dove non dovrebbe stare sulla pista ciclabile solo se ciò gli giova.
Ad esempio, se conviene imboccare la pista contromano per risparmiare strada e ridurre gli attraversamenti, un italiano trassone lo fa, stando attento a non farsi travolgere da un ciclista pedalante in senso contrario. Per questo cercherà di stare da un lato, e, se arriverà proprio un tifone pantanizzato dall'altro lato, si tufferà sul vicino marciapiedi, contravvenendo non a una, ma a due regole stradali (il senso contrario e l'invasione della zona destinata ai pedoni). Ecco, è meglio non provare a fare questa cosa a Amsterdam, pena la morte immediata conseguente a frontale dolorosissimo. A Vienna forse si prenderebbe solo una multa.
Anche se uno ha un camion, si trova in centro e deve scaricare, è chiaro che il posto più scafato su cui piazzarsi è la pista ciclabile. Raramente prenderà una multa, perchè il concetto di bici e pista ciclabile è praticamente sconosciuto alla polizia italiana. Il fatto che i ciclisti debbano circumnavigare il suo ingombrante scatolone parallelepipedoidale su ruote non lo interessa. Almeno finchè uno di loro non lo prenderà a pugli e calci. Questo potrebbe facilmente accadere, perchè chi percorre le piste ciclabili italiane è già innervosito a morte dal fatto che siano costellate di gradini, cancelletti, paletti, tripli attraversamenti di strada, buche, salti. Insomma delle odissee.

 Aggiungiamo poi  a tutto ciò la massiccia presenza di italiani non caratterizzati da una (più o meno) sana italianeria, ma da una vera e propria demenza:
  • l'italiano medio cammina con il paraocchi anche se il paraocchi non ce l'ha. E' sensibile solo a rumori molto forti, tipo rombi di motore e claksonate. Il suo vivere è incentrato totalmente su se stesso e sullo spazio che si trova nel suo campo visivo guardando dritto davanti a sè. Cammina sulla pista ciclabile come se non esistesse. Probabilmente non sa che esiste. Non si cura di girarsi a controllare se arrivi una bici o meno. Questo comportamento non gli conviene affatto, perchè rischia di essere investito e farsi male, in più è segno soltanto di ignoranza (del fatto di essere in pericolo).
  • l'italiano medio, se si ritrova davanti a un largo marciapiedi con una parte per i pedoni e una parte per i ciclisti, cammina su quella per i ciclisti. Casualità? Probabilmente. Demenza? Sicuramente, non essendoci vantaggio alcuno, ma solo svantaggi, a passare lì invece che 50 cm più a sinistra o a destra.
  • l'italiano medio dotato di cane lo lascia libero di scorrazzare anche in città, così dopo poco non è più dotato di cane. L'italiano medio ancora dotato di cane lo porta al giunzaglio in città. Ecco, di solito, in presenza di una pista ciclabile, il padrone sta con i piedi sull'estremo destro/sinistro della pista ciclabile, il cane con le zampe sull'estremo sinistro/destro (opposto al padrone). Pare che facciano una gara a chi evita di mettere la minima falange sulla parte pedonale, e, al tempo stesso, a tendere il filo del guinzaglio il più possibile, in modo da creare un effetto sparviero. Solo che qui non si gioca e il risultato di questa demente risoluzione è la morte o il ferimento di cane e/o ciclista in arrivo e/o padrone. Poco scaltro, molto demente.
Se si prende questo piccola nicchia e la si adatta ad altre situazioni, si può vedere come, con il tempo, il rapporto tra le persone che sbagliano consapevolmente per scaltrezza e quelle che sbagliano per ignoranza cambi a favore delle seconde.

Se ci si limita alla piccola nicchia qui analizzata, concluderei che andare in bici a Torino non è molto saggio, sano e nemmeno rapido.

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