LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

lunedì 30 aprile 2012

Pratiche palestrose seppur antipalestrose per definizione


La palestra, per definizione, è un luogo chiuso dove tanta gente insieme sudafacendo attività sportive che non fa fuori, in mezzo alla natura, o comunque per strada, in mezzo al traffico.

E' chiaro che sport come l'aerobica sarebbero un po' strane viste in giro. Va beh che ora ci sono gli acrobati che girano le palle e si mettono a testa in giù ai semafori rossi, e quindi, anche una tipa che faccia gag a ogni rosso non darebbe più nell'occhio, ma posso capire che non tutte amerebbero fare una cosa del genere. Poi c'è la fastidiosa interruzione el semaforo verde che fa perdere il ritmo e prendere boccate di monossido di carbonio che vanificano tutti gli sforzi profusi durante il rosso, procurando la morte prematura per cancro ai polmoni prima ancora di approfittare di glutei, addominali e gambe scolpiti dalla ginnastica di cui sopra.

Anche la sala pesi poco si adatta all'aria aperta. Ve lo immaginate un culturista ipertrofico che si porta in mezzo a un parco tutti i macchinari della Tecnogym, fa gli esercizi, e poi se li riporta a casa? Sorvolando sull'investimento iniziale di una simile attività all'aria aperta, o la persona in questione è Jean Valjean, oppure si spezza la schiena prima ancora di aver iniziato la prima serie del primo esercizio.

Per questi e altri motivi, riconosco che la palestra possa avere una certa qual utilità, per un certo target di persone.

Il dubbio serio, serissimo che mi sorge, è relativo ad alcune pratiche palestrose che palestrose non sono per nulla. In particolare, mi soffermerei sul walking e lo spinning.

Il walking non l'ho mai provato, perchè il mio corpo si è rifiutato di portarmici, ma mi chiedo: perchè, e ribadisco, PERCHE' si deve andare in una palestra a camminare? Non c'è alcuna ragione, nemmeno il maltempo, niente. Se piove o nevica, si cammina lo stesso, con un ombrello sulla testa, e lo si fa ovunque.

Lo spinning, invece, potrebbe avere una sua logica in periodi di pioggia, nel caso uno voglia mantenere l'allenamento. Quindi, un giorno in cui pioveva da un po', ho deciso di fare la famigerata prova gratuita. In una saletta erano posizionate 20 o 30 cyclette "da ffighi", mica graziellone senza ruote come si è abituati a vedere nelle case. Avevano perfino i pedali con lo sgancio rapido. Mi sono agganciata allo sgancio rapido, impiegando i primi 5 minuti di lezione, perchè sarà anche stato rapido ma era durissimo, e ho iniziato a pedalare. Incredibile sensazione, dopo 10 minuti di lezione mi sembrava di aver già pedalato per 3 ore, con la fatica conseguente. Una noia incredibile. La musica, più che darti il ritmo, ti spacca i timpani e ti ricorda che sei nel luogo più lontano dalla natura che tu possa immaginarti, dopo le fogne di calcutta e il semafoto di cui sopra. Un cretino in calzamaglia grida, dando del tu a non si sa chi: "Pompa di più il tuo cuore, fai salire il battttitoooo! Ora c'è una salita, gira la manopola, metti duro e su!!!!! In posizione 2, in piedi sui pedali!!! Pedala pedala pedala". Voce impostata come quello delle giostre. Dà del "tu" a qualcuno, e ti sembra sempre che parli con te, e ti guardi, e ti senti preso in causa, e pensi "ma che ç@# vuole sto qui dalla mia vita?" . Poi agguingeresti che non c'è nessuna salita e siamo 20-30 deficienti che sudano su bici ferme immobili e fanno finta di fare salite e discese come ci dice un calzamagliato, per giunta in una discoteca, luogo notoriamente ricco di salite e discese, appunto. In quella palestra, per rendere meglio l'atmosfera della discoteca, c'erano anche le luci stroboscopiche, che non impedivano di vedere che tutti gli altri pedalavano talmente in fretta che ad attaccare una dinamo avrebbero alimentato una centrale elettrica. Effettivamente, però, a giudicare dall'abbigliamento di certe tipe, forse credevano veramente di andare a ballare. Dopo un'ora mi era sembrato di aver fatto la Torino-Dakar, pedalando anche sul fondo del Mediterraneo, tanto sudata ero.
L'idea di avere un esaltato in calzamaglia che mi dice quando devo salire, quando devo scendere e anche quando devo mettermi in piedi sui pedali (praticamente sempre, ma allora a cosa serve il sellino?) non mi garba affatto.
Se è la Terra a chiedermelo, è un conto.
Se me lo chiede il sudatone in calzamaglia, scendo dalla cyclette, che tanto è sempre nello stesso posto, vado nello spogliatoio, mi faccio una bella doccia e semmai vado a farmi un giro sulla mia bici in mezzo alle automobili del centro.
Meglio il monossido che il calzamagliato.

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