LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

mercoledì 18 gennaio 2012

Visioni apocalitticamente romantiche

Quando uno fa jogging girando in tondo in un isolato, impara a memoria tutti i giri da farsi e il suo cervello può concentrarsi sulle amene scene che vede.
Il fatto è che, quando uno corre in tondo in un isolato, ogni sei minuti circa vede le stesse persone, e quelle stesse persone fanno quasi sempre le stesse cose, e alla fin fine uno un po' si annoia, a vedere la bambina che dice sempre "ti amo", il nonnino che sempre ti dice una frase facendola ruotare su tre giorni per poi ricominciare, il signore che corre in mocassini e gareggia con te, causando tra l'altro un allungamento del tempo di condivisione dello spazio visivo, eccetera eccetera.
L'altro giorno giro l'angolo e vedo una coppia con un cagnone grandissimo nero e peloso, al guinzaglio, e loro erano tutti felici, tutti ben vestiti, tutti bucolici anche se di prati ce n'erano ben pochi intorno e quel poco di prato era pieno zeppo di cacche di cane, e si baciavano appassionatamente, manco volessero chiamare Doisneau per farsi fare un'altra foto storica. La mia corsa non mi ha permesso di appollaiarmi su una panchina a osservarli trasognata. Sarei anche sembrata una maniaca, per di più una maniaca sudata candidata alla broncopolmonite. Ho quindi continuato il mio solito giro, per ritrovarmi, dopo sei minuti, nel luogo del bacio. Mi aspettavo di trovare la scena di prima cristallizzata, invece lei stava urlando cose non riferibili, lui farfugliava interdetto. Per evitare per la seconda volta la broncopolmonite, non mi sono fermata, ma sei minuti dopo, ineluttabilmente, ero di nuovo là. Lei si stava allontanando, trascinando per il guinzaglio, con irosa foga, il cagnone semistrozzato che strusciava il pelo nero sull'asfalto. Lui si era seduto sulla panchina dove avrei voluto sedermi io dodici minuti prima e quasi piangeva. Lo vedevo, che aveva la testa bassa, doveva sicuramente piangere. Mi sono perfino fermata un attimo, rattristata, quel tanto che bastava a non farmi gelare il sudore sulla schiena e a vedere che in realtà il tizio non piangeva ma armeggiava su un cellulare. Altro giro, l'ultimo, e poi sarei tornata a casa. All'ultimo round, colpo di scena, il tizio non solo non piangeva più, ma si era reinstallato in un'altra scena bucolica in cui baciava appassionatamente un'altra ragazza, stavolta con un cane giallo di medie dimensioni, tipo Pluto.
Fortunatamente i miei giri erano finiti.
Il bacio successivo con la ragazza successiva e il chiwawa al guinzaglio sarebbe stato molto meno romantico.
Non mi piacciono molto i cani di piccola taglia.

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