LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

venerdì 9 febbraio 2018

Le parole sono importanti (e si pagano)


Entri in un bar di lusso, di quelli stuccati, con con nomi stucchevoli e lampadari presidenziali di Damocle che penzolano sulla tua testa.
E' l'ora di pranzo.
Già la proprietaria, stuccata anch'essa ma con risultati peggiori rispetto al soffitto, occhieggia disperandosi perché sei da solo e occuperai uno solo dei quattro lati dei tavolini, eludendone la capienza totale per i 3/4.
Quando le dici che non vorresti mangiare, ma solo bere, occhieggia talmente che vorrebbe cacciarti a calci nel sedere, ma alla fine, con la bocca a forma di cul de poule, ti guida fino a un tavolo che non avevi mai notato, incastonato nell'incavo di un pilastro ligneo, e quando dici che aspetti una persona aggiunge una sedia proprio nel passaggio di tutti i potenziali clienti apparentemente prenotati che mangeranno a quattro palmenti occupando tutti i lati dei tavolini da bravi consumatori di massa.
La persona non arriva, tu estrai un libro, una matita e ti metti a leggere, anche perché guardare il panorama è un lampo, potendo scegliere tra il legno e il legno. Ti senti un po' a disagio, perché leggere in castigo con gente che impreca perché deve passare stringendosi tra un tavolino e una sedia, perlopiù vuota, non è una bella cosa. Poi ti immergi nella lettura e inizi a fregartene, di quello che c'è intorno, incluso di quella voce lontana che arriva alle tue orecchie come lingua sconosciuta tipo tedesco dopo due anni di corso della regione. Ti riporta alla realtà il languorino che ti ha trascinato lì con l'idea di coronare un pranzo a base di panini e croissant decongelati e carbonificati in un fornetto elettrico del bar del lavoro: ordini uno di quei caffè-non-caffè, corredato da cioccolata panna sbuffi di polvere di cacao e chi più ne ha più ne metta. Anche perché altrimenti la padrona ti avrebbe chiesto di trasferirti in cucina, visto che, dopo averti messo in castigo, ha avuto qualche rigurgito strano di maternità, è risorta dall'abituale antipatia, ha preso confidenza e quando passa distende le rughe in un sorriso compassionevole.
Il bicchierone esagerato, che correda piacevolmente seppur un po' colpevolmente la lettura del libro e la chiacchierata con l'altra persona che alla fine arriva e si mette anche lei in castigo, finisce e arriva il fatidico momento della verità.
Vai alla cassa e comunichi di aver preso un bombardino.
La padrona esplode in una fragorosa risata.
"Ahahaha lei ha fatto pranzo con un bombardino, complimenti, complimenti, non ce ne sono molti".
Le rispondi che non era mica pranzo, era il dopo pranzo.
Lei sorride lo stesso,  ormai sorride qualsiasi cosa tu dica, ormai l'hai conquistata con il tuo castigo simulato.
"Sono 5 €".
Ecco, lei continua a sorridere, tu di meno.
Paghi.
Esci.

Il mattino dopo ti svegli pensando a perché mai qualcuno avrebbe dovuto ridere per chi pasteggia a bombardino, quella compilation di caffè, cioccolata e panna.
Poi ti viene il dubbio e controlli su internet la differenza tra bombardino e bicerin.
Capisci che hai pagato un bicerin quanto un bombardino e sei passato per un ubriacone, seppur morigerato dal fatto di aver precedentemente pranzato per i fatti tuoi, ma altrove.
Altro che spirito materno, altro che bimbo in castigo.
La proprietaria sorrideva perché hai pagato pure il sovrapprezzo.
Del resto, il tavolo con vista, da solo, lo meritava.

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