LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

giovedì 17 novembre 2016

Perdite

Quando si perde un pezzo importante, tipo un braccio, o una gamba, o una fetta di pancia, ma non così importante da morirne, cosa che forse ci si auspicherebbe, capitano delle cose, tipo che ci si ritrova una parte di carne e ossa segate e muscoli strappati e vene mozzate esposti a ogni agente esterno, atmosferico, patogeno, dolorogeno.

Il fatto è che, quando il pezzo si è perso, quella parte lì deve rimarginarsi.

Quando si sarà rimarginata si rimarrà comunque senza quel pezzo, braccio, gamba, fetta di pancia che sia.

Ma ci si abituerà. Ci si abitua a tutto. Si imparerà a vicariare.

Certo, si sta meglio con tutti i pezzi, è ovvio, ma se non si può non si può.
Se si è infilata inavvertitamente una gamba in un mietitrebbia e ci è stata smaciullata, ormai non c'è reversibilità.

Il brutto, però, è che, mentre si aspetta la rimarginazione, ci si potrebbe prendere una di quelle infezioni che partono dalla vena penzolante dal pezzo squarciato e arrivano, infide infide, fino al cuore, avvelenandoci e putrefacendoci tutto il corpo.
E, alla fin fine, ammazzandoci.

Può succedere, si è esposti.

E quel tempo di rimarginazione è lungo.
Lunghissimo.
Rallenta.
Rallenta oltremodo.
E' come quando si ha il raffreddore e per quante medicine si prendano quello deve sfogarsi.
E ci mette tempo.
Tanto tempo.

Con gamba/braccio/pancia mozzato/a è ben peggio di un raffreddore.

Fastidio simile, elevazione all'n-esima potenza.

Si possono mettere pomate acceleranti, mercuricromi, disinfettanti, assumere antibiotici, fare riti vodoo, meditazioni, stregonerie, ma il tempo ci vuole lo stesso.
Un tempo dilatato.
Un tempo apparentemente eterno.
Un tempo stronzo.

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