LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

lunedì 25 aprile 2016

Contrapasso professionale


"Mettete via questi maledetti cellulari!"
Quante volte lo hai detto agli studenti.
Loro niente, continuano imperterriti a fissare lo schermo con espressione assorta, esuli dal mondo che li circonda, focalizzati con un'attenzione conica che converge sul monitor dello smartphone.
Puoi minacciarli di sospensione immediata, di espulsione dalla finestra con catapulta elastica, di interdizione perenne dalla fruizione di aule scolastiche. Non esisti per loro, la loro attenzione è integralmente catalizzata dal catalizzatore di attenzione per eccellenza.
E allora vorresti essere lì dentro, uscire in 4D dal loro monitor, con tanto di lapilli saliviferi ad ogni parola, dire loro "Ahoo, sono qui, sei a scuola, io sono la tua prof del momento, quella che ti può aprire il cervello verso nuovi orizzonti per te insperati, se solo mi potessi ascoltare".
Puoi inventarti qualsiasi frase ad effetto, qualsiasi tipo di lezione interattiva, qualsiasi accattivante battuta, niente vale a farli distogliere dal monitor.
Non ti vedono neppure.
Tu ti indigni, ti chiedi come sia possibile, prendi per il codino sopra la testa l'alunno che ha il bollino rosso sulla fronte a furia di stare con la fronte poggiata sul banco a consultare lo smartphone, gomiti sulle ginocchia, telefono sotto il banco. Rischi una denuncia per tentativo di estrazione scalpo da un minorenne. Ma niente, qualsiasi tuo sforzo è invano.

Poi ti ritrovi a fruire di un corso. Sei tu l'alunno. Un alunno prof, ma pur sempre un alunno. Sei seduto a una sedia di una bella aula magna piena zeppa di tuoi compagni di sventura. La lezione è anche interessante, per carità, ma come si fa a non consultare se per caso è arrivato un messaggino su whatsapp, telegram, mail? E se fosse questione di vita o di morte? E se la tua futura vita dipendesse da questo messaggino? E poi, beh, un bel libro di lettura non guasta. Apparecchi le tue ginocchia con smartphone in modalità silenziosa e sopra il romanzo, con tanto di matita per sottolineare le parti interessanti. E poi, quando c'è una parte interessante, che fai? Non la fotografi per condividerla con chi merita? E così, lo stimato prof, durante una lectio magistralis in aula magna, si alza in piedi, totalmente preso dal pensiero di mettere a fuoco la pagina per condividerla al meglio.
Si contorce per beccare la migliore inquadratura.
Osserva il cellulare, rapito con attenzione conoidale
dal monitor.
Manda l'immagine con un sorriso di soddisfazione per nulla velato.
Poi si gira.

Si ritrova in piedi,
con il residuo sorriso che si estingue lentamente,
 a constatare che il relatore si è zittito,
che lui è ritto in mezzo all'aula magna,
che gli occhi di tutti i presenti sono puntati su di lui,
che i capi si scuotono in segno di disapprovazione,
che i relatori vorrebbero dirgli
"Metta via questo maledetto cellulare!"
ma non possono, perché lui è un prof,
perché sarebbe grottesco sminuire così la sua presunta professionalità.

Si siede.
S guarda intorno costernato.
Mette una mano a lato mento,
l'indice in su e le altre dita in orizzontale,
osserva le slide proiettate
con finta attenzione.

Intanto pensa a un modo per venire incontro agli alunni smartphonedipendenti.
Ché i tempi cambiano.
Dagli alunni di oggi non si può pretendere
ciò che si poteva pretendere da quelli di ieri.
Si può e deve pretendere di più.
Ma nel modo giusto.
Quello adatto.

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