LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

venerdì 30 gennaio 2015

Keep out men



Le donne, quando parlano tra loro, pur essendo ritenute da una buona parte degli uomini creature delicate e quasi impalpabili (nel senso che è per loro difficilissimo palparle), diventano peggio degli scaricatori di porto di Brassens (che poi erano abbastanza delicati, soprattutto quando si soffiavano nelle stelle, anche se si alzavano ruttando).
E così, se capita per caso che alle conversazioni sia presente qualche uomo di cui si dimentica la presenza, questo rischia di scappare con le mani nei capelli e di aver bisogno di uno psicologo (maschio) che lo prenda in cura per anni, anni e anni.

mercoledì 28 gennaio 2015

L'anarchia della corsia


C'è gente che non ha idea del significato del termine corsia di preselezione. E di questo, in un paese con l'analfabetismo di ritorno e funzionale che tocca il 47% della popolazione, non c'è da stupirsi. Tra l'altro sarebbe spiegato anche l'altrimenti inspiegabile ristrettezza del numero dei miei fan, ma questa è un'altra questione.
Tornando a bomba sulla questione delle corsie di preselezione, direi che, anche senza sapere cosa siano, sia piuttosto intuitivo capire che se c'è una sezione longitudinale della strada delimitata da linee bianche laterali e con dentro una freccia dritta, su quella zona si debbano posizionare le automobili che vanno dritto. Se c'è una freccia a sinistra, si dovranno mettere quelle che devono girare a sinistra. Idem per la destra, sostituendo il termine "sinistra" con quello "destra". Se ci sarà una combinazione di frecce, si potranno seguire le direzioni indicate dalla combinazione. 
Ora, non stiamo a sindacare sull'erroneità delle indicazioni stradali in certi casi. Abbiamo già sindacato. 
Sindachiamo però su quelli che, alla guida, apparentemente analfabeti anche nell'intuizione, non riescono a seguire la indicazioni più elementari. 
Su quelli che si piazzano tutti nella stessa fila quando ci sono due corsie di preselezione identiche abbiamo già sindacato. 
Il comportamento suddetto si evince soprattutto a Cuneo, dove la gente è tranquilla, ci mette quindici minuti a fare una curva, sa che non troverà troppo traffico. 
In città come Torino, dove la gente appena sale in macchina è colta dallo stress dell'automobilista, dove sai quando parti ma non sai se e quando arrivi (e soprattutto, con quante multe), capita che ci sia gente che, probabilmente cuneese, abbia deciso che le corsie di preselezione dei controviali di destra siano parcheggi. E così, ogni volta che ci sono due corsie, una è irrimediabilmente piena di auto parcheggiate. 
Il che significa code allucinanti di persone che devono seguire due direzioni diverse e alternativamente verdi tutte in una sola corsia. 
Murphy vuole che siano spesso perfettamente alternate. 
Dove non può arrivare il caso, agisce la sfiga. 
Ipotizziamo che si sia i quinti della coda sfigatamente alternata. 
E che il verde e il rosso durino un minuto l'uno. 
Bisognerà aspettare ben quattro minuti, perché potrà avanzare un'auto ogni minuto, anziché tutta una corsia.
Se si è i decimi...dieci minuti...sempre invece che un minuto.  
Se fossi Jean Valjean e fossi decimo, utilizzerei proficuamente quei minuti di attesa per fare un po' di sollevamento (e lancio) pesi.

mercoledì 21 gennaio 2015

Onda su onda

L'onda verde è un tipico problema automobilistico di noi che viviamo in scatolette più o meno grandi, con più o meno ruote, gran parte della nostra vita.
Nele scatolette con ruote, vorremmo sempre evitare di fermarci a intervalli regolari o anche irregolari.
Vorremmo sempre beccare la cosiddetta onda verde di semafori.
Invece l'onda verde, perlomeno a Torino, è un miraggio. C'è sempre un italico sfasamento tra teoria e realtà, che non si può in alcun modo colmare. Bisogna soccombere alla triste evidenza che la realtà è sempre quella dell'onda rossa, e quella verde è la sua idea iperuranica. Che se uno ci aggiunge pure un po' di bianco si fa l'Italia (o si muore).

Lì, si è nella strada, si deve sguire la carreggiata, non si sfugge all'ineluttabilità dell'assenza dell'onda.

Diverso è quando si fa jogging in mezzo alla città. Perchè quando uno fa il monossido tour, ha la possibilità di attraversare gli incroci sia per dritto che per traverso. Quando c'è il verde di traverso, non c'è per diritto e viceversa. Il che apre la prospettiva a un'onda verde multidimensionale, in cui uno scaltro jogger può prevedere le combinazioni migliori per evitare di fermarsi. Il che comporta alcune controindicazioni, tipo investimento di pedoni passeggini vecchietti con la canna, nell'intento di realizzare i piani mantenendo una velocità costante (o incostante ma sostenibile al fine di far funzionare gli incastri). Un problema mai appianato è la comparsa improvvisa di un tram che, alla fermata che si para davanti al corridore arrivante, vomita una massa compatta di passeggeri, che diventano all'improvviso pedoni in falange oplita. In quel caso, o si opta per l'effetto bowling, con noncuranza per gli effetti maldicenti successivi,
o ci si arrende
e
si riconosce
che
anche
quando non si sta in scatola
si deve soccombere
alla legge
dell'assenza di coordinamento
 tra quello che uno vuole
e
 quello che può fare
in questo
mondo
creato dall'uomo
contro l'uomo.

giovedì 15 gennaio 2015

Persegoogle


Google è partito come motore di ricerca. Era in mezzo a una miriade di altri, tipo yahoo search, northern light, AOL, IOL, e chi più ne ha più ne metta.
Poi l'ha spuntata. Ha sgominato la concorrenza, tanto che fare una ricerca in internet si dice anche googolare, che a me sembrava all'inizio una verbo di gaudio e giubilio.
E fin qui, ok.
Poi cos'è successo? Che google è ambiziosa, e pian pianino ha iniziato a inglobare in sè altri siti, servizi, e chi più ne ha più ne metta.
Ormai si accede a qualsiasi cosa con l'account di google.
Anche quando siamo seduti sulla tazza, google lo sa.
L'altro giorno ho comprato dei biglietti del treno da un pc del lavoro.
Mentre stavo andando alla stazione mi è suonato l'allarme del calendario dello smartphone. Il cellulare mi avvisava che dopo mezz'ora avrei dovuto prendere il treno.
 Mi è venuto spontaneo guardarmi intorno, come se fossi seguita da loschi figuri con applicata in testa tramite ventosa la telecamerina di google earth che mi puntava.
Di notte sogno google che mi osserva.
Mi sveglio e vedo nel buio della notte google che mi spia.
Preferivo la strega cattiva nell'armadio di quando avevo cinque anni.
Almeno lei non esisteva.

giovedì 8 gennaio 2015

Italici ampi gesti


Quando uno va un po' fuori dall'Italia, poi torna.
Forse per la differenza con il Paese da cui viene, fosse anche questo l'Uruguay, rimane un po' spiazzato
.
Tornando ad esempio a un aeroporto a caso, foss'anche quello di Milano che già è una città avanti, capiterà quasi di sicuro di non vedersi recapitati i bagagli. Dopo un'ora d'attesa, si andrà al desk del recupero bagagli, dove un solo dipendente sonnecchioso e sbadigliante affronterà una a una le persone incazzose e sbadiglianti incanalate in una lunghissima coda improvvisata, in cui tutti cercheranno di superare fregando tutti. Dirà a ognuno la stessa cosa: "Aspettate ancora un po' e intanto compilate questo (inutile) modulo". Ai rulli intanto cambierà il cartello con quello di un altro volo e all'improvviso, dopo sole due ore, arriveranno i bagagli del volo prima (e ovviamente non quelli del volo indicato). Ma siamo in Italia, il paese del sole, della gente tranquilla, anche se a Milano c'è una nebbia così e la gente tanto tranquilla non è. A parte quella che scarica bagagli all'aeroporto.

Poi prendi l'autostrada, arrivi a un casello, schiacci il pulsante rosso per prendere il bigliettino, e niente. Non esce. Dietro colonne di macchine. Tutti in retro. Vai in un'altra coda. Quello davanti a te sta invano cercando di estrarre il biglietto a calci e pugni dal baracchino. Dopo 5 o 6 restromarce, riesci a uscire dall'ingorgo.

Arrivi a casa e nella buca delle lettere ci sono le analisi del sangue che ti hanno fatto all'ultima donazione. Le apri. Leggi. Cavolo, hai il colesterolo. Acciderbola, hai tutti i valori sballati. Perdinci, ti chiami Luca Perdindirindino. Ah no. Hanno solo sbagliato a mandare a te le analisi di un altro. Del resto, siamo in Italia.

Nella buca saresti stato speranzoso di trovare anche il permesso di parcheggio annuale scaduto a fine dicembre e che avevi rinnovato a inizio ottobre. Ma ovviamente non c'è. Ed è gennaio. Vai alla GTT. Chiedi come mai non l'hai ricevuto. Loro dicono a te che a loro risulta che tu l'abbia ricevuto. Tu dici loro che a te risulta invece che tu non l'abbia ricevuto. Alla fine, tu ripaghi. Loro ristampano e incassano di più.

Che dire, l'Italia accoglie sempre i suoi cittadini a braccia aperte.
Pronte per l'ampio gesto del seminatore.