LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

lunedì 20 maggio 2013

Post macabro ma ben conservato


Una volta la riesumazione era un lavoro da ragazzi.
Aprivi, prendevi quel mucchietto di resti, lo appallottolavi in modo che tenesse meno spazio possibile, compattavi il tutto et voilà, les jeux sont faits.
Adesso, invece, il lavoro del becchino è divantato più duro.
Apre, guarda, e il cadavere è come nuovo.
20 anni a marcire e non c'è marcescenza.
Com'è possibile?
Che si sia tutti come il Beato Angelo?
Che i corpi degli ultimi morti siano incorrotti e flessibili e magari emanino anche un odore soavissimo come lui?
Macchè, non c'è nessun Santo al cimitero.
E' solo questione di conservanti (o di leggende metropolitane)!

mercoledì 15 maggio 2013

Tarallucci (e vino)

Quando ero all'Università avevo seguito un corso di marketing in cui avevano detto che se c'è già una ditta che produce un prodotto con un dato nome, non è carino che un'altra ditta produca un prodotto simile con lo stesso nome, anzi è proprio brutto, anzi, se la prima ditta aveva drevettato il marchio è terribile.
Il fatto è che se la ditta non ha brevettato il nome, non è poi così terribile, nel senso che uno può tranquillamente usare quel nome senza incorrere in tremende conseguenze.

Sempre nell'ambito dei brevetti, però, è possibile copiare un nome quando non ci sia nessun collegamento possibile tra i due prodotti. Per esempio, il nome Ferrari è attribuito sia a un'automobile che a uno spumante. Non si può facilmente confondere lo spumante con un'automobile, a meno che non si sia bevuto così tanto del primo da salirci sopra e (cercare di ) partire sgommando.

Se non ci fosse brevetto, invece, mi sa che uno potrebbe fabbricare una macchinetta del cavolo, di quelle che se sbatti contro un gradino si accartocciano tutte su se stesse, e chiamarla Ferrari.
Questa cosa mi sembra brutta.
Perlomeno mi appare ingannevole.

 L'altro giorno ero lì che mi mangiavo i Tarallucci del Mulino Bianco, e pensavo all'espressione tipicamente italica del finire le discussioni a tarallucci e vino. Pensavo che schifo i Tarallucci nel vino. E invece no, i tarallucci veri sono delle specie di craeckers spessi arrotolati a mo' di torcetto. Che comunque rientrano sempre nell'ambito delle cose asciutte farinose, come i Tarallucci del Mulino bianco. Ma come è venuto in mente alla Barilla di chiamare i Tarallucci Tarallucci, come i craeckerini torcettosi? E' come se si facesse una casa intelligente di ultima generazione e la si chiamasse Stamberga. Come se un cosciotto d'agnello al forno si chiamasse abbacchio e una salsiccia di maiale ai ferri si chiamasse abbacchio pure lei, magari con la A maiuscola.
E così mi è passata la voglia di mangiare i Tarallucci, che mi è parso un nome troppo copiato da una cosa che c'entra non abbastanza per avere lo stesso nome ma abbastanza da far trovare assurdo che nell'ambito dei biscotti, salati o dolci che siano, ce ne siano due con lo stesso nome.

venerdì 10 maggio 2013

Pagliuzze

Una suora anziana attraversa la strada con il rosso per i pedoni e il verde per i veicoli che vi circolano, a circa trecento metri di distanza dall'attraversamento pedonale.
Arriva un ciclista con il cellulare in una mano.
Si ferma per farla passare.
 La suora lo guarda e ringhia: "Lei sta telefonando, come si permette?".

Il ciclista se ne sta pure zitto e mette il celluare in tasca, di fronte a tanta suorosità.
Tipica attuazione del Vangelo secondo Matteo 7, 5: "Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello".

lunedì 6 maggio 2013

L'idea















C'era quest'idea che mi era zampillata al cervello, solo che era zampillata troppo, e così mi era sfuggita. Avevo cercato di prenderla con le mani, ma era come una di quelle olive che ci pianti male la forchetta e partono verso l'alto, poi cerchi di prenderle con le mani prima del macello ma scivolano, e così anche l'idea mi era scivolata, ed era andata per terra. Per terra, si sa, non è un luogo sicuro.
C'era il mio cane che se l'è ingurgitata. Voi non lo sapete, ma se lo sapeste mi rispondereste che non ho un cane, però quello è un cane incorporeo, di quelli che mangiano le idee, che anche loro sono belle incorporee. Ho dovuto aspettare che l'idea si facesse l'incorporeo giro dell'incorporeo apparato digerente del cane, e che ne uscisse corcondata da incorporee feci, piuttosto puzzolenti e scatologiche per essere, appunto, incorporee.
Ma anche le idee, si sa, possono essere puzzolenti e scatologiche pur essendo incorporee.
E così, era difficile distinguere l'idea dalla fece, la fece dall'idea. Mentre ero lì che scavavo nelle feci, manco fossi una poliziotta aeroportuale, mi ero detta che, oramai, l'idea che non ricordavo più non poteva che essere
un'idea
di
merda.