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venerdì 30 novembre 2012

Budget previsionale


Da un po' di tempo, perlomeno a Torino, stanno sbucando negozietti di sigarette elettroniche in ogni vetrina prima occupata da fallimentari esercizi commerciali. Dato che i falliti sono tanti, sono tanti pure i suddetti negozietti.
Appena ho visto questo strano proliferare, mi è subito nata una serie di dubbi di universitaria memoria: sarà un'attività economicamente lucrativa? Ha senso aprire un simile negozietto? E soprattutto, nel lungo periodo, che budget previsionali avranno tirato giù questi pionieri del fumo vaporoso denarghilificato?

La risposta che mi sono data a primo acchito è stata che:
  • primo, molti hanno già smesso di fumare con la legge antifumo, forse l'unica legge italiana che sia mai stata misteriosamente rispettata da così tante persone, contrariamente rispetto all'estero, dove esiste ma è spesso una delle meno rispettate (effettivamente anche questo mistero meriterebbe un post, ma si vedrà).
  • secondo, quando quelli che ancora fumano avranno finito di fumare, che accadrà? Che faranno questi poveracci? 
E così ero molto scettica a vedere tutti sti negozietti, anche se in ogni casa in cui vado ultimamente ci sono almeno due o tre sigarette elettroniche in carica.

Il secondo acchito ha tardato molto ad arrivare, ma è arrivato.
 Ieri.
Ero in aula.
Un alunno mi dice "Ahò Prof, stia attenta che lì sopra c'è in carica un pezzo della mia sigaretta elettronica!".
E io: "Ma tu fumi?"
E lui: "No"
E io: "E allora che te ne fai di quella?"
E lui, con un sorrisone stampigliato in faccia: "Beh, sto imaprando a fumare la sigaretta elettronica! Fa un sacco figo!"

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