LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

lunedì 24 settembre 2012

Accenti migranti

Il mio accento ha subito variazioni piuttosto particolari nel corso della vita.
All'inizio non c'era alcun dubbio, avevo un accento piemontese che buttava per terra. A scuola, quando c'era da leggere qualche brano, oppure da declamare qualcosa in pubblico, iniziavo a sentirmi sempre più piemontese, sempre più paonazza di vergogna, sempre più imbarazzata, e quando giungeva il momento, ero così piemontese, ma così piemontese che tutti mi prendevano in giro, pur vivendo in Piemonte.
Questo disagio accentuato mi ha seguita per anni e anni.
Il bello è che non avevo la più pallida idea su come togliermelo di dosso: non capivo che fare.
Dicevo: "Chè bééééllòòòòòò!" e tutti ridevano, e io non sapevo che nell'alfabeto italiano le vocali fossero sette e non cinque. Ne sapevo solo cinque e le dicevo così come mi veniva, e mi veniva piemontesissimo!

Poi mi sono trasferita in Francia, dove parlavo un ottimo francese con ovvio accento italiano. Lì mi deridevano tutti per l'accento italiano, non sapendo che, in verità, non era italiano ma piemontese. Solo io lo sapevo, ma ero confortata dal fatto che nessuno lo capisse. E' un po' come se un italiano andasse a dire a un francese marsigliese che parla in italiano che ha l'accento marsigliese: non si dice, si dice che ha un accento francese e basta. Che meraviglioso cambio di prospettiva, che ampliamento degli orizzonti è stato per me!

Quando sono tornata dopo vari anni in Italia, e non in un'Italia qualunque, ma in Piemonte, e non in un Piemonte qualunque, ma a Cuneo, mi sono seduta in un dehors di una pizzeria e mi sono resa conto di essere circondata da gente con un accento piemontese devastante. Non li sopportavo nemmeno, mi disturbavano l'orecchio.
Intanto i cunesi hanno iniziato a prendermi per russa, rumena, francese, e hanno smesso di dirmi che avevo l'accento piemontese.

Poi sono finita a lavorare Genova, ma accento genovese niente. Manco un belin belan piccolo piccolo sparso per le frasi.
Purtroppo, dopo un trasferimento a Cuneo, ho lavorato un po' a fianco di un piemontese d.o.c., e mi sono resa conto di essere spacciata. I primi giorni mi veniva il mal d'orecchie al sol sentirlo, dopo una settimana mi pareva parlasse un italiano lavato in Arno. Voleva dire che ero riregredita alla situazione iniziale in una sola settimana.

La gente, però, non mi diceva più "che accento piemontese che hai!". Forse era per educazione, forse perchè non interagivo più prevalentemente con adolescenti che risaputamente hanno l'hobby di fare delle tue debolezze un perno su cui roteare vorticosamente conficcandotele nel cuore come un vampiro farebbe con un paletto di frassino.

Poi, sono finita a Torino, dove non si trova un piemontese manco a piangere, e credevo che il mio accento si fosse stabilizzato. Lavorando nella scuola, dove il 99% della gente viene da sotto Napoli, pensavo che tornassi ad essere indicata per una piemontesona.

Invece no.

All'inizio erano tutti convinti che fossi veneta.

Gradualmente, complice anche un compagno metà tedesco e metà romano con l'optional della zeppola, mi è venuta una strana C, simile a una Z.

Adesso tutti mi prendono per emiliana.

Tutto questo può anche essere accettabile, è arrivato gradualmente, può andar bene.
Ma il colpo di grazia mi è arrivato da Alessandra: mi ha fatto notare che in ogni parola terminante per N in realtà pronuncio NG. Da ciò, scaturiscono paroline carine, come: "couponG di GrouponG, Bob DylanG, Alberto PianG" ecc ecc.
Mi piacerebbe capire da cosa sorga questa strana NG:
Piemontesi, che mi dite, sarà tipica della nostra pronuncia?
Francesi, che mi dite, sarà tipica della vostra pronuncia?
Ma soprattutto, Alessandra, che mi dici, ti impiccerai troppo o sarai un'acuta osservatrice?

9 commenti:

  1. mi hai fatto tornare alla mente (ebbene sì, ne ho una anch'io...) che quando andai militare eran tutti bresciani, anche se ero in Trentino. beh comunque tornai in licenza dopo qualche mese ed i miei ed i miei amici avevano tutti un fastidiosissimo accento bolognese. marcavano la s come mignotte ed avevano la classica cadenza da show televisivo, quando vogliono imitare un emiliano. ora non la sento più. quindi è tornata anche a me.
    che dire... tutto è bene quel che finisce bene.

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  2. A parte rimarcare anche in questo caso che mi è piaciuto molto il tuo articolo (le questioni linguistiche mi interessano sempre), volevo provare ad azzardare una risposta al tuo quesito finale, pur da "non piemontese" quale sono :-)

    Anche nel mio dialetto (che ha molti influssi piemontesi) credo sia presente quel suono, quella strana "n" di cui parli...mi ha sempre incuriosito questa consonante rara per il suo tipo di pronuncia, fino a quando, sleggiucchiando alcune nozioni di fonetica su un libro, ho scoperto che quella "n" strana esiste anche in italiano, ma è molto nascosta e difficile da notare (sempre se mi sto riferendo alla stessa "n" di cui parli tu)…

    Questa "n" in italiano si trova in parole tipo "ancora", "angoscia", "anguilla", "angolo"...tecnicamente viene detta "n" nasale velare, ad indicare la posizione in cui si viene a trovare la lingua durante la pronuncia...in italiano dunque si nota molto meno, perché capita solo nei casi in cui è seguita da altra consonante…il segno grafico per indicarla è questo: ŋ…una specie di “eta” greco, però con la seconda zampetta sollevata, a mo di cagnetto che si gratta un fianco 

    Citando wikipedia:

    La consonante nasale velare sonora presenta le seguenti caratteristiche:
    il suo modo di articolazione è nasale, perché questo fono è dovuto all'occlusione del canale orale (la bocca) e al conseguente deflusso dell'aria dal naso;
    il suo luogo di articolazione è velare, perché nel pronunciare tale suono il dorso della lingua si porta a contatto con il velo del palato;
    è una consonante sonora, in quanto questo suono è prodotto con la vibrazione delle corde vocali.

    In italiano la nasale velare è un allofono del fonema /n/, e ricorre davanti a un'altra consonante velare, cioè i foni [k] e [g]. Al nord-Italia la lettera 'n' può essere pronunciata in questo modo anche alla fine della parola oppure seguita da qualsiasi consonante (tanto /taŋto/). Se una parola terminante in 'n' è seguita da una in [k] e [g], la 'n' finale sfuma in /ŋ/.
    Esempi:
    anche ['aŋke]
    inganno [iŋ'ganno]
    non ancora [nonaŋ'kora]

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  3. @Magnetico: mi fa piacere non essere l'unica ad avere gli accenti di ritorno!

    @Gillipixel: wow, allora sono bravissima ad articolare un ssuono esistente, evvai!

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  4. L'importante è che tu non sia convinta di aver preso alcun accento o cadenza genovese...

    Il belin passa inosservato solo in bocca ad un genovese doc !!!

    :-)

    I LOVE K1

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  5. Perchè, quando dico "Laggiù ci sta il libro" con accento piemontese pensi che suoni meglio?

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  6. Ci sta ci sta!!
    E' vero Gillipixel, grande! E' la famosa N di panfilo.
    L'ho sentita anche da altri piemontesi!!
    E comunque a me sta venendo uno strano accento napoletano- anconetano, pur vivendo a Torino da un anno e frequentando assiduamente una cuneese(senza ripieno!)

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  7. Ale, se vuoi posso anche riempirmi di rhum, ma rimango non commestibile :D

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  8. Peccato:( c'ho fame io!!!

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