LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

mercoledì 29 febbraio 2012

Rimbalzi virali

Questo è periodo di influenze.
Lo è già da un po', ma le prime settimane di febbraio hanno rilevato un picco di contaminazioni.
Ora le contaminazioni sono in discesa, e chi è scampato indenne agli scorsi venti giorni può iniziare a sperare di averla fatta franca.

Ma veniamo a chi non l'ha fatta franca per nulla, e ci è caduto come una pera cotta (più cotta che pera).

Prima cosa, le influenze sono due:
  • quella che chiameremo "vera", che interessa l'area polmonare, e che si manifesta con raffreddore, mal di gola, tosse, e rincoglionimento generale più temperature al di sopra della media (del tipo: se mi appoggio un uovo fresco di frigo sugli occhi per trovare refrigerio, poi posso farmi l'insalatina con l'uovo sodo).
  • quella intestinale, che interessa appunto l'intestino, con conseguenti nausea, conseguenze della nausea, mal di pancia e conseguenze del mal di pancia, più i sintomi di cui sopra da "e rincoglionimento" a "sodo)."
Se uno prende qualsivoglia influenza, è spacciato.
Inizia a cuocersi le uova sode sugli occhi.
Se però ha l'intestinale, poi le uova non le mangia e solo a vederle si sente male. Se le mette sugli occhi, quindi, deve tenerli ben chiusi. E avere dei vicini di casa ghiotti di uova.

Se uno prende qualsivoglia influenza, sta così male che non può stare senza medicinali. 

Se l'influenza è intestinale, prenderà antivomito, antidiarrea, antinausea, antiacidità e, ovviamente, medicine per abbassare la febbre e tornare a fare le uova sode nel pentolino (e magari, prima o poi, mangiarle pure). Aprendo i bugiardini dei suddetti medicinali, leggerà: "Il medicinale può causare vomito, diarrea, nausea, acidità". Ma come, sto prendendo un medicinale per contrastare tutto sto popò di roba nel vero senso della parola, e mi avvertono che può favorirlo invece che farlo passare?
E qui uno inizia a sentirsi un po' scemo.
Ma non fino al punto supposto dalle case farmaceutiche, che ora si sono attrezzate con i bugiardini "For dummies" ( che vorrebbe dire per gli incapaci, che vorrebbe dire per voi). Ti dicono le cose in tre modi diversi, partendo da disturbi gastrici per arrivare a male al pancino, in modo che possano capirli anche i bambini e voi possiate sentirvi più scemi ancora di quando vi chiedevate perchè prendere un medicinale che provoca il malessere che dovrebbe contrastare.
In ogni caso, se avete l'influenza intestinale e prendete un medicinale per guarirla, tra gli effetti collaterali ci saranno cose come mal di gola, asma, e sintomi vari dell'influenza "vera".
Dopo pochi giorni, infatti, appena guariti dall'influenza intestinale, vi prenderete quella "vera", lanciata dagli effetti collaterali dei medicinali per quella intestinale.
Al che inizierete a prendere i medicinali per quest'ultimo malanno: per esempio i fludificanti.
Ecco la foto di un particolare del bugiardino di un fuidificante che potreste prendere per risolvere l'annoso problema del catarro che avrete conficcato in ogni orifizio immaginabile e inimmaginabile del vostro corpo:
 Ma...allora...se prendete questo medicinale non è che vi torneranno i disturbi intestinali della prima influenza?
Ma certo! Vi capiterà soprattutto quello come effetto indesiderato!

Insomma, passerete il vostro tempo a rimbalzare da un'influenza all'altra fino a primavera.

A primavera, poi, inizieranno le allergie ai pollini.

lunedì 27 febbraio 2012

E sono 5!

Spigoblog dovrebbe iniziare a provare a scrivere il suo nome, ché a settembre gli tocca iniziare le elementari! Per ora, però, BUON COMPLEANNO!


venerdì 24 febbraio 2012

Deformazione professionale


Utlinamente docino che ci saino motle piu persone dilsettiche in gori.
A me sebmra che si sai egaserando.
Quadno io ho rfequetnato le scoule, non si palrava tatno di dilsessia, errupe tittu ce la saimo vacata nebissimo. Io noso ruiscita a raulearmi e aro caffio la rpof di tsotsegno, e non avevo mai nestoti raplare di dilsessia in vati mai.

Omrai la getne si fassi su matallie che non esostino.

Mone mela che amleno io me ne redno cotno!

mercoledì 22 febbraio 2012

Ricetta della nonna

Dato che ieri era Carnevale ed ero pure in vacanza, ho deciso di cimentarmi nella preparazione di una gustosa e leggera ricetta carnevalizia: le bugie vuote.
Ricordavo con bave alla bocca stile San Bernardo le bugie che faceva mia nonna. Leggerissime, impalpabili. Ti si scioglievano sulla lingua, e per farne un etto dovevi riempirne una betoniera, dopo aver messo sulla bilancia supertecnologica la betoniera e aver premuto il tasto "tara".
Ho deciso che avrei creato le stesse meraviglie, senza peraltro conoscere la ricetta delle suddette, nè aver la minima intenzione di chiederla a mia nonna.
Ho preso il primo sito che mi è comparso digitando su google "Ricetta bugie" e mi sono fidata ciecamente di quello che mi si proponeva, seguendo beceramente la "Ricetta bugie" scritta lì dentro. Ho ammatassato, impastandoli insieme, farina, un sacco di uova, un sacco di burro, grappa, sale, ho dimenticato lo zucchero, ma tanto mi ricordo che mia nonna non lo metteva, e mi pare anche che non mettesse il 90% degli ingredienti che ho messo io ma va bene lo stesso, probabilmente alla mia veneranda età ho scordato il 90% degli ingredienti che metteva mia nonna.
Poi, memore di quello che accadeva nella casa di mia nonna, ho preparato un pentolino alto pieno di olio. Mia nonna metteva l'olio d'oliva, ma io, molto più avanzata nella conoscenza grazie al mio nobilitante lavoro di prof di sostegno, ho vaghi ricordi di una lezione all'alberghiero in cui si diceva che l'olio ideale per friggere è l'olio di arachidi, che ha un punto di fumo molto alto. E allora, giù di olio di arachidi. Un litro nel pentolino.
Per inciso, devo dire che, dopo avervi linkato il punto di fumo e aver letto cosa dice Wikipedia, ho le idee molto ma moooolto più chiare di prima. In ogni caso prima non avevo linkato, non avevo letto wikipedia e avevo messo l'olio di arachidi.
Torniamo a noi.
Avevo la mia pasta passata quelle venti volte ognuna nella macchina per fare i fogli di pasta, l'avevo tagliata con forme casuali dettate dalla mia nota creatività (rombi e striscie), avevo rivestito i fornelli di scatoloni in modo da schermare gli spruzzi e già l'olio di arachidi assumeva forme geometriche inquietanti dentro il pentolino sul fuoco acceso. A destra del pentolino c'era un filare di scottex, che avrebbe garantito alle fragranti bugie di essere asciugate ulteriormente dal poco olio residuo dopo la frittura, per poi essere adagiate in un enorme vassoio e spolverizzate con lo zucchero a velo già inserito nel colino a maglie fitte.
Benedetta, a me, fa un baffo.
Ho anche inserito lo stuzzicadenti nell'olio, che ha sviluppato una serie di bollicine, proprio come doveva essere secondo il primo sito trovato per la ricetta.
Con grande spirito da pioniera, ho lanciato dentro il primo rombo di pasta.
Il rombo è sprofondato fino al fondo del pentolino, è rimasto un po' lì, poi è salito con un'apparenza bianchiccia da pancia di pesce morto.
Ecco, a mia nonna non accadeva proprio questo, ma è perchè non usava l'olio di arachidi.
Si sa, più bianco è il prodotto fritto, meno cancerogena è la frittura.
Aiutandomi con la forchetta, ho pescato la pancia di pesce, che nel frattempo era gonfiata con una rassicurante bolla, come quelle delle bugie della nonna.
Peccato che la forchetta abbia bucato la bolla, e l'olio abbia iniziato a entrarvi dentro.
Quando ho tirato su il prodotto quasi finito, mi ci sarebbe voluto un argano, infatti la forchetta e i miei muscoli piatti da rana convalescente non bastavano a tirar su cotanto peso senza che il tutto si sfracchiasse nuovamente nell'olio, lanciando lapilli unti sul mio pile seminuovo bianco.
L'operazione da "Con grande" fino a "seminuovo bianco" si è ripetuta per otto volte, sostituendo progressivamente a "primo" "secondo", "terzo", "quarto", "quinto", "sesto", "settimo" e "ottavo" e diminuendo di volta in volta lo spirito da pioniera con aumento inversamente proporzionale di macchie gialle sul pile e bruciature sulle mani, voglia di scappare gridando "aiuto!" e fumata bianca, che sfortunatamente non voleva nemmeno dire che Ratzinger era stato rimpiazzato da un papa furbo.
Il nono rombo di pasta è atterrato nel pentolino vuoto rovente.
Non so se quella grigliata valga come nona bugia.
Ero rimasta al fatto che si potessero fare solo fritte o al forno.

Risultato della battuta di cucina: otto bugie del peso specifico pari a quello del mercurio, e con apporto calorico di 500 calorie l'una.
Ottomila calorie in un piatto che pesa due chili.
Duecentocinquanta grammi a bugia.

Un boscaiolo finlandese potrebbe soddisfare il suo fabbisogno di calorie giornaliero ingurgitando quattordici bugie delle mie. Non sarebbe soddisfatto di me. Gliene mancherebbero sei, anche se non sono del tutto sicura che vorrebbe averne altre.
In compenso, potrei nutrire una coppia di caucasici con lavori semisedentari e moderata attività fisica per una giornata intera con solo otto bugie.

Ciò che mi rinfranca è il risparmio di spazio occupato dalle bugie.
In confronto a mia nonna, ho un'efficienza che è meglio della Scottex.


venerdì 17 febbraio 2012

Come farsi scemi credendo di farsi furbi


Quando uno se la prende in quel posto da qualcuno, ci rimane male.
Quando uno ci rimane male, sviluppa delle formidabili strategie di difesa, quali il diventare uno stronzo devastante con tutte le future persone che incontrerà con modalità a tappeto.

Essendo stati feriti tutti almeno una volta nella vita, spesso in età abbastanza giovane, se facciamo tutti lo stesso ragionamento corriamo il rischio di vivere davvero in una società di stronzi uguali a quelli che abbiamo voluto diventare. Aumenta quindi la probabilità di incontrare una serie infinita di stronzi, il che incrementa di molto la possibilità di prendercela di nuovo in quel posto, in un vortice vizioso che ci risucchierà rovinosamente.

Ecco come farsi del male credendo di ripararsi dal male.

mercoledì 15 febbraio 2012

Il consiglio


Lo vuoi
Non lo vuoi
Lo chiedi e lo segui
Lo chiedi, lo segui, ti penti di averlo seguito
Lo chiedi, lo segui e non te ne penti
Non lo chiedi, ti viene dato lo stesso, non lo segui
Non lo chiedi, ti viene dato lo stesso, lo segui
Lo implori
Lo dai anche se nessuno lo vuole
Non lo dai anche se te lo chiedono perché non vuoi responsabilità
Lo dispensi
Te ne dispensi
Ti ha rotto
Non ne hai bisogno
Vivi per lui
Te lo dai da solo
Te lo porta la notte
E' dato da cattivi consiglieri
E' saggio
Uno di quelli che ti danno senza che tu lo chieda è chiudere il blog
Uno di quelli che ti dai da solo è non chiuderlo mai, nemmeno se tutti te lo consigliano
Perché sono gelosi
Del tuo successo postumo
Che proprio per definizione
Manca solo perché sei ancora vivo
Ma forse il 21 dicembre 2012 arriverà
E i gelosi non saranno nemmeno più
li
Per
assistervi.

Tié.

lunedì 13 febbraio 2012

Vedo rosso

C'è qualcosa di strano nell'obbedienza umana alle regole. 
Uno ha un sacco di regole che dovrebbero o potrebbero dirigere la sua vita, come se fosse nei binari delle piste da fondo, ma spesso esce da questi binari, per incapacità di sciarci dentro o per volontà propria. A volte, poi, va in mezzo a cumuli di neve fresca e perde proprio del tutto la cognizione di dove possa trovarsi la pista. 

In strada, per esempio, i binari delle regole sono, come ho già detto più volte, disattesi per il 99% dei casi. Gli stop sono optional, e spesso, per mettere un po' più di pepe nella trasgressione, ci si butta in mezzo a uno stradone principale girati dalla parte opposta rispetto a quella da cui arrivano le macchine.
I dare precedenza, poi, non parliamone: se uno non dà la precedenza nemmeno quando ha lo stop, figurarsi come reagisce al dare precedenza: come se ci fosse scritto "accelera". 
I parcheggi? Aleatori. E se uno prende la multa perchè ha parcheggiato in senso contrario al senso di marcia, si offende pure e va dal giudice di pace. Se ha parcheggiato direttamente sulla carreggiata, magari in un corso centrale, gli viene il dubbio di aver commesso qualche piccola irregolarità forse non tollerabile, ma poi va lo stesso dal giudice di pace. Ecco perchè ora è diventato a pagamento. 
I limiti di velocità? Decorazioni del lato strada.
I divieti di circolazione? Consigli.
I sensi unici? Inviti alla codardia. E' molto più da fighi farsi pezzi di strade a senso unico controsenso.

In tutto questo delirio di disobbedienza civica, ecco che emerge una regola che tutti rispettano.
Il semaforo rosso. 
Ci può essere una strada tutta dritta, deserta, senza incroci, e un semaforo nel bel mezzo della strada. Nessuno si sognerà di passare con il rosso. 
Non fosse che il semaforo crea il blocco totale della circolazione, sarebbe un ottimo modo per far rispettare i limiti di velocità. Mettere limiti di velocità degli 0 all'ora, però, pare un po' paralizzante. 

Ma la domanda è: perchè?
Perchè davanti al semaforo rosso tutti si fermano?
Non ci è dato saperlo.
Forse è un appannaggio ancestrale mammifero.
Del resto, anche i tori quando vedono rosso rimangono destabilizzati. 
Loro incornano, noi ci fermiamo. 
Sempre desabilizzazione è.
Se fosse dimostrato che l'umano, davanti al rosso, diventa razionale, si potrebbe sfruttare questo principio riempiendo di semafori lo spazio vitruviano di un bel po' di persone.

venerdì 10 febbraio 2012

Deal mania e preludio alla sua morte

La deal mania è ormai esplosa in modo irreparabile.
E come tutte le cose esplose sta mietendo vittime.


Era bello quando nessuno conosceva i deal, e si poteva scegliere il pomeriggio stesso di usare un coupon.

Ora, se compri un coupon, devo prenotare come minimo sei mesi prima, e se non prenoti il giorno stesso in cui acquisti, ti scadrà il buono prima che tu possa usarlo. Se non ce la farai, ti rimborseranno in buoni da spendere sullo stesso sito, se va bene. Se va male, ciccia.
Se fai acquisti consistenti, poi, ottieni ulteriori buoni da spendere, che si sommeranno ai buoni ottenuti dal rimborso dei buoni di cui non hai potuto fruire.
In questo modo, tu acquirente avrai sempre più buoni, e sempre meno possibilità di comprarne di nuovi con acquisti che vadano a buon fine. Spesso, poi, quando riuscirai a concludere un acquisto, ti ritroverai con servizi del tutto non all'altezza delle aspettative.

Da parte del venditore, poi, la situazione è forse peggio ancora. Prima cosa, il prezzo già irrisorio di ogni buono è dimezzato perché la metà del suo valore va alla società di appoggio. Seconda cosa, oltre a guadagnare pochissimo da una massa di clienti direttamente proporzionale alla tua sconsideratezza nel definire il numero di coupon da emettere, tu venditore non fidelizzerai per niente i fruitori del buono, perché la loro caratteristica basale è la scarsa fedeltà ai singoli venditori: semmai la fedeltà è al sito di appoggio (Groupon, Kgb, Let's bonus che dir si voglia).

La conclusione qual è? Che il successo si concentrerà tutto nelle mani dei siti di appoggio? Che questi siti guadagneranno un sacco sui margini dei buoni non spesi e scaduti? A parte il fatto che questi margini, sempre crescenti, sono una stortura del sistema e non possono diventarne il core-business, alla fin fine il proliferare selvaggio di concorrenti farà sì che i loro margini "sani" diminuiscano sempre di più, e che siano tenuti a rimborsare sempre più persone. Sarà difficile che, con questa crisi, i clienti si sollazzino nel dimenticarsi di usare i buoni e i rimborsi relativi all'inutilizzo di quelli fallimentari. Più coupon deludenti ci saranno, più quel sito entrerà nel libro nero del consumatore, fino a quando tutti i siti saranno nel libro nero e i consumatori si stuferannpo dei deals.
A lungo andare si metteranno a cucinare, dopo aver acquistato un bel libro di cucina in una libreria, e il corso di cucina se lo faranno a casa loro.
A gratis.

Certo che però...i libri di cucina costano...

...magari aspetto che facciano un deal con un libro di cucina, ché almeno me o spediscono anche a casa e non muovo un dito, anzi muovo ma muovo solo proprio due dita, quelle sulla tastiera.

...certo che però...un libro è faticoso da consultare e leggere...quasi quasi aspetto un deal che svenda un corso di cucina...

mercoledì 8 febbraio 2012

Pane & denti


Quando la neve e il freddo non ci sono, quelli degli impianti sciistici si lamentano, si mettono in stato d'allerta, chiedono i finanziamenti straordinari. Quando la neve non c'è, diventa quella fantastica, meravigliosa compilation di pois candidi nel cielo, quel manto setoso che tutto ricopre conferendo calma e pace all'ambiente circostante. Il freddo, quando non c'è, è romantico, si riflette nei candelotti ordinatamente appesi a cornicioni in foto scattate da persone ammirate dalla meraviglia della natura, si stigmatizza in cieli tersi, in ghirlande di ghiaccio ricamato.

Quando la neve e il freddo ci sono, invece, le scuole chiudono, i pedoni si ammazzano sui lastroni di ghiaccio, i vecchi e i barboni muoiono. Quando la neve c'è, diventa un ammasso ingombrante, che se uno lo sposta da sotto casa sua a sotto casa del vicino, il vicino si arrabbia e la risposta sotto casa di quell'uno, incrementata di quella che c'era sotto casa sua, e avanti così, fino alla formazione di cumuli di neve perenne, che ad agosto sarà ancora lì. Il freddo, quando c'è, è una rottura incredibile: la gente si chiude in casa, se esce si veste come l'omino Michelin, e di poetico non c'è proprio nulla, sempre che non possano essere definite poetiche le raffiche di invettive gridate da chi sta scivolando su lastroni di ghiaccio cosparsi qua e là nelle strade e sui marciapiedi.

Insomma, chi ha pane non ha denti e chi ha denti non ha pane, e se chi aveva i denti ora ha anche il pane, è probabile che nel frattempo sia scivolato su un lastrone di ghiaccio e se li sia rotti tutti.

lunedì 6 febbraio 2012

Come rovinarsi la fama in una sola mossa


C'è gente che per diventare famosa impiega anni e per rovinarsi ci mette un istante.
Perché qualcuno decide deliberatamente di mettersi letteralmente nella emme con le proprie mani?
Sarà stufo di troppa notorietà positiva, colto da un attacco di masochismo, o di scatologia acuta?

Perché una come lei, dopo aver passato un sacco di tempo a correre dietro a presunte anime gemelle per le strade, una volta giunta a notorietà da festivalbar, deve mettersi nella emme pubblicizzando la sua prolifica produzione della suddetta grazie a uno yogurt? Mentre una volta gli italiani fantasticavano su di lei con pensieri erotici, ora riflettono sulle sue pubblicità seduti sulla tazza del cesso. Il luogo per molti non cambia,le intenzioni invece cambiano parecchio.

Per non parlare delle pubblicità profuse per far fare agli italiani tanta plin plin, e a loro una figura scatologica.

Il più bello è che si tratta di scelte consapevolmente prese: sporchi soldi subito in cambio di una sporca fama per chissà quanto.
Fortunatamente, certe opportunità capitano a pochi eletti, della cui categoria i blogger non fanno parte.
Sulle vostre tazze potete quindi limitarvi a pensare a calciatori e showgirls.
Per pensare a noi blogger vi conviene continuare a venire sui nostri siti, dove il massimo che potrete trovare saranno post che fanno cagare.

venerdì 3 febbraio 2012

Delle code e della loro origine


Quando nevica, uno va al lavoro in macchina, e si accorge di cose che andando in bici non avrebbe mai notato, o avrebbe notato con superificialità.

L'altra mattina, per esempio, su una strada lunga 4 km tutta dritta di due corsie che solitamente percorro in bici zigzagando tra le automobili ferme, mi sono resa conto che le automobili ferme formavano una coda sostanziosa. Una coda così sostanziosa che mi sono detta ci sarà stato un incidente, sarà morto qualcuno di sicuro, o ci sarà una manifestazione e qualcuno si sarà coricato insieme a molti altri qualcuno in mezzo allo stradone, per procurare un simile blocco del traffico.
Dopo mezz'ora di coda e con il ritardo al lavoro assicurato, mi si è parato davanti ciò che avevo appunto già notato con superficialità sfrecciandogli sui piedi.
Il famigerato nonno civico.

Già avevo avuto alcuni dubbi sull'opportunità della sua presenza davanti alle scuole a qualsiasi ora del giorno, ma, avendo il privilegio dello zigzagamento, non ci avevo dato peso. Senza il privilegio dello zigzagamento, avvolta nella mia scatoletta di latta ingombrante e sottomessa alle leggi della strada e della fisica, ho approfondito il discorso.
Il nonno civico, cinquant'anni per gamba, è caratterizzato dal fermare il traffico appena vede qualcuno sul marciapiedi a meno di cento metri di sistanza dalle striscie pedonali. Se la persona sta tranquillamente facendo una passeggiata e non deve nemmeno attraversare la strada, non è importante. Non è nemmeno importante che la scuola abbia finito di far entrare studenti alle 8, e l'attraversamento pedonale abbia l'unico scopo di condurre al suo portone. Lui ferma tutte le macchine e non le fa ripartire fino a quando il pedone non ha percorso gli altri 100 metri oltre le striscie continuando tranquillamente il suo cammino sullo stesso marciapiedi. Oltre 100 metri di distanza non agisce non perchè ritenga che il pedone sia fuori pericolo, ma perchè non lo vede.
A volte amo la cataratta.
Però la amerei di più se colpisse tutti i nonni civici in modo più invaviso, diciamo permettendo loro di vedere a 5 cm di distanza massimo.

L'idea del nonno civico, legata alle logiche dell'economicità e dell'evitamento del rincoglionimento senile non tiene conto del fatto che, salva la prima logica, non regge la seconda. Il pensionato è GIA' rincoglionito. In special modo, lo è già quello che sceglie di alzarsi tutte le mattine all'alba per andare a fermare le macchine in mezzo a una strada. Ragion per cui, si raggiunge la conseguenza delle due logiche: il nonno civico, riconoscendosi rincoglionito e ormai inabile alla vita sociale, ha deciso di offrirsi al pubblico linciaggio, bloccando il traffico mattutino come e più di un'orda di manifestanti inferociti. Spero che il suo fine sia raggiunto in tempi rapidi, perchè con il meteo che c'è per i prossimi giorni, mi toccherà prendere la macchina ancora per un po' di tempo.

mercoledì 1 febbraio 2012

Il discorso


Quando uno fa il prof di sostegno, deve appunto sostenere gli alunni, tutti quelli che può e per quanto può.
L'altro giorno avevo un alunno da sostenere che aveva una paura tremenda di andare a parlare in pubblico. E io lì a deriderlo, a dirgli "Ma dai fammi il piacere, cagasotto!".
E lui a ribattere "Ma no prof, è vero, guardi come mi tremano le mani", mentre sbatacchiava la mano a taglio che a momenti mi mettevo la sciarpina tanta era l'aria smossa in mia direzione dal suo tremore.
E io continuavo, "Ma forza, vai, invece di pensare alla paura, pensa a quello che devi dire. Sei in gamba e stai per dire delle cose che vanno benissimo! Pensa che stai per parlare
a
un
branco
di
cretini,
così non ti agiti".
Al che lui, con un ultimo "Ma prof, mi batte il cuore in gola, ho le mani umide! Beh, però provo la strategia dei cretini!", è andato a parlare, è stato più bravo dei compagni di scuola cosiddetti normali, ed è tornato tutto goduto. Inoltre, quando ha parlato, non sembrava per nulla emozionato e ha condotto un discorso intelligente, pieno di collegamenti e coinvolgente.

Il pomeriggio, poi, sono andata a una ruonione sindacale su queste ultime bellezze scolastiche ministeriali. Ad un certo punto, dopo due ore di sbrodolamenti e autopropaganda da parte del sindacalista, nonchè cavolate pazzesche sul fatto che fosse giusto dare spazio ai giovani facendo un nuovo concorso (sommando, ndr, precariato a precariato, tanto per farne su un bello strato spesso) non ce l'ho più fatta, e sono andata a parlare alla platea per dire quello che pensavo di questa situazione. Ebbene, mentre camminavo dalla mia sedia al banco dell'aula magna ho iniziato ad avere le mani che tremavano e sudavano, il cuore mi batteva a mille e mi pareva che le mie gambe fossero di burro e si stessero sciogliendo man mano che mi avvicinavo, facendomi diventare sempre più bassa. Quando sono arrivata là, non avevo più fiato in gola, colta da timidezza suprema, e ho bofonchiato qualcosa che era efficace un quindicesimo di quello che avevo in mente, eppure ero pienamente, totalmente, definitivamente consapevole di star parlando
a
un
branco
di
cretini.