LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

lunedì 5 dicembre 2011

Mia terra, mia labile strada, sei tu che trascorri o son io?

Si leggeva in classe "La bicicletta" di Pascoli.
C'è Pascoli che si fa sta pedalata nella vita, che gli scorre via, e non riesce a comunicare con nessuno perchè appena rivolge la parola a qualcuno gli risponde quello che è un po' più avanti, dato lo scarto spazio-temporale che necessita l'elaborazione della risposta a un interlocutore, di cui vi avevo già parlato non tanto per aver letto Pascoli quanto per averlo provato sulla mia pelle.
In ogni caso, tutti gli alunni dicevano: certo che sto Pascoli è una bella testa. Basterebbe che si fermasse e potrebbe comunicare. E io subito lì a pensare a me, nel post che vi ho linkato su, che mi fermo tutta sudata mentre corro al freddo e mi viene un accidenti per fare tutt'un dialogo con il vecchietto di turno.

Ma poi mi è venuto in mente che Pascoli probabilmente non era sudato, probabilmente non stava facendo sport semiagonistico con la bici da corsa o in MTB, probabilmente si stava pure bene, perchè doveva essere Primavera, se i suoi tentati interlocutori aravano e falciavano nei campi.

E allora perchè diavolo non si fermava?

Poi ho capito.

Ho capito dalla frase: "Mia terra, mia labile strada, sei tu che trascorri o son io?". Pascoli mica poteva fermarsi. Non poteva fermarsi perchè non era l'unico in movimento. Sotto di lui pure la Terra si muoveva.


Il suo andare verso una persona avrebbe dovuto seguire una traiettoria che tenesse presenti il moto della Terra, quello suo, peraltro con la bici che alla fin fine in queste cose ingombra, e quello dell'interlocutore. E pensate un po' come possa essere riuscire a percorrere traiettorie esatte su una palla gigante sospesa nello spazio che gira per conto suo, e cercare di raggiungere una persona che, a sua volta, ha tutte le sue traiettorie anch'esse deformate dal moto della palla gigante rotante che è la Terra.
Primo, bisogna essere dei geni del calcolo, e se Pascoli aveva deciso di scrivere poesie forse non amava tantissimo la matematica, anche se non è per nulla detto.
Secondo, bisogna avere un grande equilibrio, che a Pascoli bastava per stare sulla bici ma non so se sarebbe stato sufficiente a percorrere le esatte traiettorie occorrenti per raggiungere l'interlocutore.
Terzo: tutte queste caratteristiche e capacità e intenzionalità devono essere presenti anche nell'interlocutore.

Insomma, è tutt'un casino troppo enorme, e Pascoli alla fine, perlomeno in questa poesia, aveva deciso di pedalare in una certa direzione, senza fermarsi per non essere sopraffatto dal movimento della Terra, e non smettere mai fino alla morte.

E se qualcuno avesse voluto provare a raggiungere e percorrere letterariamente un bel pezzo di strada insieme all'interlocutore, quello avrebbe magari potuto essere Calvino, che lui, di letteratura matematico-scientifica se ne intendeva.

Se invece qualcuno di voi vuole provarci nella vita vera, poi, se vuole, venga a raccontarmi com'è andata.
Sempre che riesca a raggiungermi.

2 commenti:

  1. ...tu mi insegni che raggiungerti è impossibile perché sarai sempre una frazione di spazio più avanti a me, nonostante ogni mio sforzo di ulteriore avvicinamento! ;-) Forse potrei trovare il modo per convincerti a fermarti... magari con della cioccolata?! :-D

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  2. Più che alto te lo insegna Zenone...non vorrei mai prendermi meriti non miei. Il mio merito è andare contro i suoi paradossi per la forza della cioccolata...e quello in effetti... :D

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