LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

mercoledì 26 ottobre 2011

Tentativo fallito di contestazione etichetta

L'altro giorno ho creduto di essere una gran furbona, e di poter far valere le mie ragioni su un barattolo di marmellata.
Lo so, far valere le proprie ragioni su un barattolo non è il massimo della vita, ma ognuno gode di ciò di cui si accontenta.

Il tutto è nato dall'acquisto di questa marmellata, che mi piace molto per il gusto di zucchero di canna combinato con l'ananas, nonostante sia così dolce che vi si carieranno i denti solo a vedere quest'immagine:
Pensando a quanto zucchero ci potesse essere, ho letto l'etichetta e ho trovato questa scritta:
Quindi mi sono detta: frutta 75 grammi per 100 di prodotto finito, zuccheri 60 grammi per 100 grammi di prodotto finito: questo significa che, in presenza, per semplificare, di soli zuccheri e frutta, ci vorrebbero 60 + 75 = 135 grammi di ingredienti per ottenere 100 grammi di confettura (che si può chiamare tale solo se ha dal 35 al 45 % di frutta. Se ne contenesse meno sarebbe marmellata, se di più confettura extra).
Facendo una rapida proprorzione, si ottiene che:
75:135=x:100, dove x è la percentuale di frutta contenuta nella confettura.
Risolvendo, si otterrebbe x= 7.500/135 = 56% di frutta, il che farebbe sì che si tratti pur sempre di confettura extra, ma non al 75%!

Etichetta falsa???

Purtroppo, poi, l'ho guardata meglio, e ho evinto che gli zuccheri indicati sono "TOTALI", ovvero quelli dello zucchero + quelli della frutta...quindi il mio ragionamento non regge più. E' infatti risaputo che nell'ananas è contenuto un sacco di zucchero...cedo lo scettro all'impossibilità di definizione delle percentuali e evito di fare una figuraccia scrivendo a Altromercato.

Ora dovrò provare ad accontentarmi di far valere le mie ragioni su qualcos'altro, magari qualcosa di un po' meno pericoloso di un barattolo di marmellata.

lunedì 24 ottobre 2011

Bisogni che latevano e ora non latono più


Quando uno entra nell'era del cellulare è un vero cambiamento epocale.

Prima uno viveva normalmente senza cellulare.
Era logico che quando era in giro non fosse reperibile per nessuno, e se per caso aspettava una chiamata importante (per chiamata importante s'intendeva la telefonata di una persona a cui si era interessati) si tumulava in casa, intingendo il termometro nella tisana per ingannare i genitori nel caso fosse minorenne e se stesso negli altri casi.
Se fosse andato in cima a un monte, fosse caduto dal monte rimbalzando sulle rocce e fosse finito moribondo in fondo a un crepaccio, quasi sicuramente sarebbe morto, a meno di non avere un razzo segnalatore da lanciare proprio mentre passava in quei cieli un elicottero.

Adesso no.
Adesso, anche in fondo a un crepaccio, uno ha uno o più cellulari, e se non prende uno prende l'altro, e se non prende nessun cellulare è proprio perchè si ha wind e basta. Insomma, aumenta la possibilità di rimanere paraplegico per tutta la vita piuttosto che morire congelato e sbriciolato sul fondo di un crepaccio.
Aumenta pure la possibilità di uscire di casa anche se si aspetta una chiamata di qualcuno. Il che può far diminuire l'assenteismo da posti di lavoro e scuole.
Ci sono però altri effetti collaterali.
Per esempio, quando si è a casa, può accadere di essere chiamati in contemporanea sul fisso (spesso per una televendita o promozioni, unici motivi per cui viene ancora usato) e su tutti i cellulari. E vuoi non avere 2 o 3 cellulari, in modo da ottimizzare le varie offerte che si prospettano nella giungla di gestori?
Si deve anche ricordare di silenziare tutti i propri cellulari quando si entra in luoghi in cui è meglio non usarli, riaccenderli quando se ne esce, insomma, è un gran lavoro.

Ma abbiamo la certezza di essere reperibili sempre, anche quando siamo sulla tazza del gabinetto, anche quando stiamo scalando un monte (e in tal caso, se rispondiamo, aumentiamo le chance di finire in fondo al crepaccio, da cui ci recupereranno sempre grazie al mitico cellulare), anche quando non vogliamo.
E se usciamo di casa senza, e lo scopriamo dopo un'ora e 200 km che siamo usciti, torneremo indietro sfidando le leggi del tempo e della logica, pur di non sentirci irrimediabilmente persi.

Tutto questo grazie al marketing, la parolina magica che ci permette di scoprire in noi bisogni che non sapevamo di avere, ma che sicuramente avevamo già.

E io mi sono pure specializzata in questa inquietante disciplina.
Sarà per questo che ora ho due cellulari, spendo tantissimo in ricariche e mi chiedo che specializzazione mi sia venuto in mente di prendere in gioventù.

venerdì 21 ottobre 2011

Sim sala bim, ed ecco come ti trasformo uno sconto minore o uguale al 15% in uno sconto del 30%


C'era un manifesto che diceva che in una profumeria si può beneficiare di uno sconto del 30%, anzi, del
30%
di sconto sull'acquisto di due prodotti, applicandolo solo sul prodotto meno caro.
Ora, 30% di sconto inizia a diventare appetibile.
Sarebbe appetibile lo stesso leggere 15% di sconto sull'acquisto di due prodotti?
Forse no, ma in realtà 15 % di sconto sull'acquisto di due prodotti è la migliore delle ipotesi che questi uomini (e donne) di marketing vi stanno proponendo con il loro manifesto.
Infatti, se io sono scaltro e compro due prodotti con lo stesso dientico prezzo, otterrò lo sconto del 30% su un solo prodotto, il che equivale a pagare il 15 % del prezzo pieno. Qualsiasi altra combinazione di prodotti è sfavorevole, in quanto l'incidenza dello sconto sul totale sarà minore all'aumentare del gap tra i due prezzi.

mercoledì 19 ottobre 2011

In bimbo veritas


Uno, anzi una è lì che corre, e generalmente pensa ai fatti suoi, e non pensa al fatto che sta correndo in mezzo a una città o a un parco o comunque in un posto dove c'è altra gente che la vede e che può pensare a lei e a quello che sta facendo. Lo dice anche Veronesi, in Caos Calmo, che "la gente pensa a te infinitamente meno di quanto tu non creda". A me, sta frase, non è che convinca poi tanto. Tutte le volte penso che la gente non pensi a me, poi vedo che ci pensa. Emeriti sconosciuti che pensano perchè cavolo mi stia dirigendo verso la loro auto in bici in contromano, perchè cavolo mi stia dirigendo in macchina verso di loro mentre pedalano in bici contromano, perchè cavolo mi stia scaccolando, perchè cavolo stia facendo cose strane in casa mia e non metta delle tende alle finestre. La risposta è che avevo creduto alla frase di Veronesi ed ero a corto di denaro.
In ogni caso, una è lì che corre. Per il 99% delle volte che c'è gente che pensa a te e esprime il suo pensiero a voce altra, si tratta di bambini ambosessi di età inferiore ai 6 anni, e questi bambini, invariabilmente, porgono a chi li accompagna la seguente domanda: "Cosa sta facendo quella signora?".

Da qui si derivano due verità assolute, ignote alla corridrice (corridora, corritrice?):
  1. Lei è una signora, quindi è vecchia.
  2. Correre nel parco non ha nessuna utilità, e quello che sta facendo è del tutto assurdo.
La soluzione finale potrebbe essere mettersi una ruota da criceto gigante in casa, collegata a un generatore di energia elettrica, in modo da risparmiare soldi della bolletta e impiegarli nell'acquisto delle tende, onde evitare che i vicini di casa si chiedano cosa si stia facendo in una ruota gigante da criceto e non deducano dalle nuove rughe sorte sulla propria pelle che più passa il tempo più si è signore.

lunedì 17 ottobre 2011

Postulato con eccezione


Postulato: L'altezza a cui si è seduti in automobile è inversamente proporzionale all'altezza occupata nell'organigramma sociale.

Eccezione: quelli che sono seduti sui SUV stanno seduti più in alto di quelli che occupano gli infimi piani dell'organigramma anche nel caso in cui non vi si trovino. Anzi, in questo caso la proporzionalità diventa diretta. Rimane inversa, molto spesso, quella tra l'ampiezza del mezzo e la capacità di parcheggiarlo e manovrarlo, capacità direttamente collegata all'intelligenza.

venerdì 14 ottobre 2011

Pedoni 2: la vendetta (da osservati a osservatori)

A grande richiesta, elaboro oggi un bel post dal punto di vista di quelli che ho precedentemente messo al posto degli osservati. I pedoni.
Tu pedone, che sei appena stato bistrattato dal mio post precedente in virtù della tendenza al porgere la nuca a automobilisti, motociclisti e soprattutto ciclisti, in quantità di volte direttamente proporzionale al rumore che emettono, ora puoi vendicarti.
Puoi vendicarti perchè anche loro, i dotati di mezzi di locomozione, ne combinano tantissime.
E allora procediamo alla catalogazione degli automobilisti e ciclisti e dueruoteamotorizzati:
  • il ciclista opportunista: è bello quando uno è ciclista, perchè si adegua alle regole delle automobili e dei pedoni a momenti alterni, che possono durare anche pochi secondi l'uno. E così, il ciclista che poco prima sfrecciava al semaforo verde per le automobili, ora attraversa la strada al verde dei pedoni, sulle loro strisce, pestando con le ruote piedi, borsine troppo rasenti il terreno, cani bassotti, a volte anche corpi umani interi. Quando passa nelle zone destinate ai pedoni va alla velocità di un'automobile, tranciando tutto quello che si frappone tra lui e la sua meta; quando passa nelle zone destinate alle automobili, improvvisamente si acquieta, e inizia a procedere a velocità di crociera di 1 km/h, soprattutto nei punti in cui ingorga automobili e autobus dietro di lui. A volte giustizia è fatta, e, quando c'è il percorso per il tram, si scatafascia con le ruote incastonate nei binari. Ma il ciclista scaltro sa che c'è questo rischio, ragion per cui generalmente zigzaga sui binari attraversandoli perpendicolarmente, in modo imprevedibile e pericoloso per chiunque si trovi nel raggio di 10 m dal suo asse.
  • l'automobilista calcolatore: l'automobilista di solito dovrebbe fermarsi al transitare di un pedone sulle strisce pedonali. In generale, se gli si butta sotto qualcuno fuori dalle strisce, sarebbe carino fermarsi lo stesso, con lunghezza della frenata inversamente proporzionale alle proprie capacità di reazione. L'automobilista calcolatore, caratterizzato peraltro da una certa avvedutezza negli acquisti, conseguente al fatto che, essendo calcolatore, appunto, calcola, ha capito che frenare costa. Costa in gomma degli pneumatici, in pastiglie dei freni, in carburante per riportarsi alla velocità precedente, in tempo perso. E così ha studiato un nuovo metodo, attuabile in entrambe le condizioni di pedoni su striscia o non su striscia. Non frena affatto, ma studia la sua traiettoria "calcolando la tua velocità di progressione sulle striscie al centimentro... roba che se stranutisci venendo meno al tuo algoritmo matematico di inerzia fisica ... ti centra" (cit. Porcile Michele). Nel caso in cui ti centri, il costo aumenta rispetto alla frenata, ma il calcolatore ha calcolato che sul numero, l'incidenza del centrare un pedone è statisticamente poco significativa. Per il pedone, però, lo è un po' di più. Una notazione: a Napoli sembrerebbero quasi tutti automobilisti calcolatori. Ma più che tirchi, hanno spesso automobili senza freni. I pedoni, però, sanno, e si sono abituati a non starnutire mai mentre attraversano e a mentenere il loro moto rettilineo uniforme.
  • il motociclista-calce: questo individuo è così appellato in ragione della sua tendenza a infilarsi a folle velocità in tutti gli interstizi esistenti tra i mezzi incolonnati nelle code, ritrovandosi così improvvisamente con le ruote sulla fila di pedoni che attraversava le striscie provocando l'imbottigliamento. Se gli interstizi sono molto stretti, sacrificherà specchietti, lati del manubrio, mignoli e a volte anche anulari delle proprie dita, ginocchia del passeggero, molto spesso passeggero intero. Però arriverà velocissimo ovunque. Lui, o quello che ne resterà.
Per par-condicio faccio un esempio per ogni mezzo di locomozione a me noto e ritenuto piuttosto comune. Se ne avete altri, non vi resta che commentare qui sotto, cliccando sulla scritta commenti in corsivo verde scritta qui sotto (l'unica spiegazione che mi do per la scarsità di commenti è che molti di voi ancora non sappiano come farli, quindi do le istruzioni, per poi verificarne l'impennata pazzesca).

mercoledì 12 ottobre 2011

Ti odio

Questa è una prova tecnica.
Venerdì scorso ho scritto un post intitolato "Ti amo" e ho ricevuto un sacco di commenti (un sacco in termini relativi al solito).
Vediamo se con l'opposto funziona anche.

lunedì 10 ottobre 2011

Pedoni


I pedoni sono pittoreschi, perchè pare che contravvengano a una delle leggi naturali dell'uomo. Eppure sono uomini anche loro. Anzi, anche noi, dato che prima o poi siamo tutti pedoni.
La legge naturale a cui contravvengono (o contravveniamo, ma per comodità mi esprimerò sempre alla terza persona plurale) è quella della sopravvivenza della specie.
Si possono individuare varie categorie, intersecabili tra loro anche in un solo individuo:
  • il pedone esitante. E' presente anche nei manuali di scuola guida, tale e tanta è la sua pericolosità. Tu ti avvicini a lui, in bici o moto o macchina, e lui sta ferma sul ciglio della strada. Non appena la tua vicinanza è tale da diventare ingestibile in termini di frenata, mette il piedino sulla tua traiettoria. Tu inchiodi, causando un tamponamento a catena, per accorgerti che in realtà scherzava, che il piedino era un test, una cartina tornasole tipo quando uno va in piscina e immerge l'alluce in acqua per controllarne la temperatura e poi ritrarsi inorridito.
  • Il pedone-nuca. La categoria in oggetto è perniciosissima seppur non esista sui manuali di scuola guida. Probabilmente nelle future edizioni sarà introdotta. Di questo tipo di pedone non si vedrà mai la faccia. Sarà invariabilmente girata in direzione ostinatamente cotraria a quella naturale. E poi ci si chiede perchè in Inghilterra scrivano sull'asfalto "Look right". Perchè conoscono bene i loro pedoni-nuca. Qui mica c'è scritto "Guarda a sinistra", e i pedoni italiani guardano sempre a destra. Forse perchè si sentono inglesi, o forse per qualche altra insondabile ragione. In ogni caso, oltre che guardare a destra, attraversano la strada come se non esistesse alcun mezzo pericoloso in transito. Arrivano da luoghi nascosti, tipo muri, portici, portoni, e si buttano in strada con passo deciso. Volgendoti la nuca, appunto. La cosa peggiore è che sono talmente tanti da avere l'impressione, quando si è alla guida di un mezzo, di essere in un videogioco. La differenza è che se se ne stira uno non si hanno altre vite per il pedone, e ci si rovina abbastanza la propria.
  • Il pedone lento. Ci sono pedoni martoriati dalla guerra, senza gambe con il girello, o vecchissimi, ma anche gente normalissima, magari incollata al cellulare, o all'Ipod, o all'Ipad, che attraversano la strada mettendo un piede dietro l'altro ogni 30 secondi. Considerata una misura di scarpe media del 40, corrispondente a circa 25 cm e una falcata media di 40 cmq, ogni 30 secondi costoro percorrono in media 65 cm. Per attraversare 4 m di strada impiegano 6 minuti. Chi guida magari ha fretta, magari quei 6 minuti vogliono dire la salvezza o la dannazione in quella giornata, ma loro se ne fregano. Terribile quando si verifica intersezione con una o due delle categorie su elencate.
Esaurirei qui la categorizzazione, anche se ne esistono molte altre, tipo i pedoni che trasportano vetri molto trasparenti in due, quelli che hanno oggetti contundenti tipo canne e si girano all'ultimo infrapponendo la canna di traverso lungo la traiettoria del mezzo in arrivo, quelli che zigzagano senza meta e i terrificanti bambini piccoli, privi di traiettoria e dotati di movenze scattose pericolosissime in quanto nemmeno loro hanno due vite e tu, se ne prendi uno, non ne avrai più neppure una.

Se ve ne vengono in mente altre, sarò felice di leggerle nei commenti.

venerdì 7 ottobre 2011

Ti amo


C'era una bambina così piccola, ma così piccola che ancora non sapeva parlare.
Un giorno, però, arrivò il momento di spiccicare la prima parola.
E la prima parola non fu mamma, nè papà, nemmeno cacca, che sarebbe un po' scatologica ma comprensibile per la facilità di pronuncia.
Non disse nemmeno una parola a caso, che ne so, telefono, ippocampo, pneumatico.
Non disse nemmeno una parola da sola, ma addirittura una particella pronominale più un verbo. Il che potrebbe di per sè sembrare più complicato che dire pneumatico, che è solo un sostantivo di genere maschile e numero singolare.

La bambina disse: "Ti amo".

Perchè lo disse, non ci è dato sapere. Forse viveva in una famiglia molto affiatata, forse in una famiglia ipocrita, forse in una famiglia che aveva sempre la tv accesa sulle soap opera.
Fatto sta ed è che la sua prima emissione vocale con senso compiuto fu proprio "Ti amo".

E poi, non è che sia così semplice arrivare anche alla seconda emissione vocale, così la bambina iniziò a dire "Ti amo" a tutti e in tutte le condizioni.
La cosa sconcertava non poco le persone, che solitamente non sono molto abituate a sentirsi dire ti amo, e, se sono abituate, non sono tanto propense a crederci.
Però la cosa detta da una bambina così piccola destava sempre un certo scalpore.
Al parco diceva "Ti amo" ai ragazzini che giocavano a palla, e questi ridevano perchè non ci credevano.
Lo diceva ai vecchi arteriosclerotici sulle panchine, e questi sorridevano perchè ci credevano.

Ma lo diceva anche a casa sua, quando aveva fame, sete, sonno.
Il che era diventato una vera scocciatura, perchè non si capiva mai se avesse fame, sete, sonno.

Poi la bambina crebbe e smise di dire "Ti amo".
Per fortuna.

mercoledì 5 ottobre 2011

Come impiegare ore per spostarsi di 5 km in macchina


Vorrei scrivere oggi un corollario del post di mercoledì scorso.
Infatti, sebbene molti di voi abbiano letto che spostarsi per 5 km in città può richiedere da una a due ore, nel caso in cui non abbiano la foprtuna di poter sperimentare il fenomeno sulla loro pelle, potrebbero aver diffioltà a comprendere.
Per questa ragione, animata da spirito docente, voglio illustrarvi come sia umanamente possibile impiegare tutto questo tempo a percorrere così pochi chilometri.
Un esempio è il riuscire a trovare tutti gli ingorghi peggiori: se sai che passando in mezzo alla città becchi sicuramente traffico, forse decidi di prendere la tangenziale, allungando il tragitto di quei 10 km. Il che significa che non si tratta più di 5 ma di 15 km. Però percorsi a folle velocità. Quando uno arriva in tangenziale, ne vede uno scorcio dalla stradina che si immette, quella stradina a senso unico con totale impossibilità di fare inversione a U. Appena vede lo scorcio capisce il tremendo errore, e vorrebbe poterla fare, questa famosa inversione. Un muro di camion e macchine incastrati tipo tetris, impenetrabile. La prossima uscita della tangenziale è a 3 km e fa uscire in un posto ancora più scomodo di quello in cui uno è entrato. E così uno si sorbisce 10 km di coda, magari un po' mobile, ma sempre coda. Dopo essersi fatto quell'oretta di coda in tangenziale, mentre si morde le mani all'idea che avrebbe potuto passare per il centro, ecco che entra in centro e cosa trova nel controviale in cui non sta trovando parcheggio? Il camion della spazzatura, con dietro 20 macchine ferme. Nessun parcheggio da questo lato. Però ne vede uno nel controviale in senso opposto. Gioisce tra sè e sè, e, dopo i 20 minuti dietro al camion, si precipita nel controviale in senso opposto. Peccato che non ci sia più il parcheggio. Ora è nel controviale dove uno era prima. Riattraversa, ma nel frattempo qualcuno gli frega il posto. La procedura si ripete più volte, finchè uno abbandona la macchina in mezzo alla strada, scende e, se riesce a non farsi travolgere da qualche automobile, va a lavorare con tre ore di ritardo.
Il giorno dopo non avrà più il problema di come girare per la città in macchina.

lunedì 3 ottobre 2011

Quando si dice promettere e mantenere

Stavo cercando una sella per la bici su Ebay. La mia vecchia è un po' ammuffita in quanto vecchia in senso per nulla metaforico.
Ho trovato un sellino con il famoso sistema antiprostata per uomo.
La ditta si proclama caratterizzata dal creare sellini talmente bucati da non sentirsi, dalla seduta così comoda che in futuro, dopo l'acquisto, mi farò creare una tasca nelle mutande per alloggiarvi il sellino e poterci stare seduta sopra vita natural durante.
Però acquistare un sellino antiprostata per uomo essendo una donna non mi sembrava il massimo.
Va beh l'uguaglianza, ma finchè si tratta di entrare gratis in discoteca e comprare sellini ad hoc, preferisco la disparità.
Leggendo le mirabolanti carattetistiche del sellino da uomo, mi sono resa conto del fatto che la stessa ditta vende su ebay anche sellini da donna.
E diciamo che, finchè leggevo solo la descrizione del sellino da uomo, mi chiedevo ancora se tutto quanto scritto fosse aderente alla realtà, o si trattasse di facili promesse senza fondamento.
Quando poi ho letto il titolo dell'inserzione da donna, non ho più avuto dubbi.
Le promesse del negoziante non possono che essere mantenute:

Sella SMP Mod.TRK Lady/
Donna Col.Nero Antiprostata 2011

Potrò scarnificarmi, potrò ritrovarmi con il deretano tatuato a forma di sella SMP, ma sicuramente la promessa sull"antiprostata" sarà mantenuta con tutte le donne che effettueranno l'acquisto!
Questa sì che è serietà commerciale!