LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

mercoledì 24 febbraio 2010

Segreti


Quando uno ha un segreto segretissimo, che non si può proprio raccontare a nessuno, capita che la lingua inizi a prudergli, che non ce la faccia più a trattenere quel segreto segretissimo.


Ovviamente, il prurito è spesso direttamente proporzionale alla segretezza del segreto.


L'unico modo per tenere segreto il segreto è dimenticarsene o convincersi di essersene dimenticati, cosa che a me riesce piuttosto bene, probabilmente per via del numero vertiginosamente decrescente di neuroni nel mio cervello (di conseguenza, se proprio non ce la fate a tenere segreto un segreto, raccontatelo alla persona più vecchia che conoscete, in modo che i suoi neuroni siano solo due o tre...non alla più cretina, perchè poi finirebbe che i suoi due o tre neuroni ricordino solo il segreto segretissimo).


Molte persone, però, non ce la fanno, a tenere segreto il segreto, ragion per cui:


  • usano la tattica del barbiere di re Mida, sperando di evitare correnti pericolose;

  • lo raccontano a una persona di cui si fidano ciecamente, che a sua volta lo racconta a una persona di cui si fida ciecamente, che a sua volta lo racconta a una persona di cui si fida ciecamente, che a sua volta lo racconta a una persona di cui si fida ciecamente, che a sua volta lo racconta a una persona di cui si fida ciecamente, che a sua volta lo racconta a una persona di cui si fida ciecamente, che a sua volta lo racconta a una persona di cui si fida ciecamente, che a sua volta lo racconta a una persona di cui si fida ciecamente, che a sua volta lo racconta a una persona di cui si fida ciecamente, che a sua volta lo racconta a una persona di cui si fida ciecamente, che a sua volta lo racconta a una persona di cui si fida ciecamente, che a sua volta lo racconta a una persona di cui si fida ciecamente, che a sua volta lo racconta a una persona di cui si fida ciecamente, che a sua volta lo racconta a una persona di cui si fida ciecamente, che a sua volta lo racconta a una persona di cui si fida ciecamente, che a sua volta lo racconta a una persona di cui si fida ciecamente, che a sua volta lo racconta a una persona di cui si fida ciecamente, che a sua volta lo racconta a una persona di cui si fida ciecamente, che a sua volta lo racconta a una persona di cui si fida ciecamente, che a sua volta lo racconta a una persona di cui si fida ciecamente, che a sua volta lo racconta a una persona di cui si fida ciecamente, e avanti così, finchè tutti non vengono a conoscenza del segreto segretissimo.

  • Il caso di cui sopra, con moltiplicazioni in base al numero di persone di cui ogni anello della catena si fida, con cambiamento della velocità di diffusione del segreto ed ugual risultato;

  • lo confessano al prete, o al bancario, o allo psicologo, cosa che riconduce ai due casi sopra elencati, perchè, segreto o non segreto, anche i preti, i bancari, gli psicologi sono esseri umani.

Qual è allora l'unico modo per tenere segreti i segreti?


Non averne.


Se se ne hanno, non raccontarli.


Sperando di non essere sonnambuli.

lunedì 22 febbraio 2010

Faccine digitali digitate


Quando uno vede le cose in tv poi pensa che nella vita le cose non succedano come le vede in tv.

Si sa, che in tv mettono tutto patinato, tutto bello, tutto irreale.

Infatti, quando ho visto in tv che negli uffici pubblici avrebbero messo le faccine di gradimento del servizio, mi sono detta che sarebbe stata una cosa patinata, bella, irreale.

Invece, l'altro giorno sono andata in un ufficio pubblico, dove tra l'altro in passato avrei messo tantissime faccine arrabbiatissime, e c'erano tanti schermini piccoli piccoli unti da milioni di ditate, non bellissimi, reali vicino agli sportelli. Cìerano davvero le tre faccine verde felice, gialla inespressiva e rossa triste/incazzosa.

Ché poi, guarda caso, proprio quel giorno, non c'era coda e mi hanno subito servita con grande gentilezza.

Me ne sono andata dimenticandomi delle faccine.

Poi sono tornata indietro.

Ho messo una ditata sulla faccina verde felice.

Un po' a malincuore.

Sperando di poter fare per la quarta volta altre otto ore di coda ed essere servita per la quarta volta da un errabondo impiegato svogliato.

Tanto per avere la soddisfazione di additare la faccina rossa.

venerdì 19 febbraio 2010

mercoledì 17 febbraio 2010

Il postulato fondamentale dell'umore del trader

Se vi venisse in mente di mettervi con un/a trader, ricordate il postulato fondamentale dell'umore del trader:


"L'umore del trader è direttamente o inversamente indicizzato all'andamento degli indici di Borsa."


lunedì 15 febbraio 2010

Buquicchio ci mette la faccia

L'altro giorno sbucciavo cipolle e ascoltavo la radio.
Ad un certo punto c'era una pubblicità politica, ché qui a Torino tra poco ci sono le elezioni regionali (e non solo qui).

C'era un certo Buquicchio, che non si capiva bene cosa volesse raccontare, ma si capiva perfettamente che la cosa che più lo infastidiva era sentire il suo nome pronunciato in modo improprio. Infatti parlava con una tipa, che lo pronunciava perfettamente, e le faceva i complimenti per la pronuncia. Voto nullo se lo si crocetta e poi lo si pronuncia in modo errato: saranno predisposti in ogni sgabbiotto per il voto appositi rilevatori vocali di voce bassa pro-privacy da voto creati dalla Loquendo.

L'altra settimana, invece, correvo in un viale pieno di manifesti, e tutti i manifesti erano di politici. Ovviamente.

Ed eccolo là, Buquicchio, con uin bel manifestone.

Ma la cosa peggiore è che, dopo pochi metri, era di nuovo là.

Ed ora, va bene il nome, va bene il corso di dizione, ma proprio quella faccia, poteva anche evitare di metterla e sottolineare: "Bisogna metterci la faccia".

Infatti, oggi mi sembrava che il manifesto del metterci la faccia fosse sparito.

Invece no. Qualcuno gli aveva solo tolto la faccia con un pennellone nero.

Oltretutto, anche se si fruga ben bene in internet, sto manifesto del "metterci la faccia" mica si trova.
Ché poi, se uno guarda la faccia, gli passa la voglia di leggere il programma.

venerdì 12 febbraio 2010

Sfida facebookkosa

E' da un po' che non scrivo nella categoria "A voi".
Rimedio subito e vi lancio una sfida.

Se siete iscritti su Facebook, vi sfido a cancellare tutti i vostri "amici".


Perchè dovreste farlo?

Per capire quanti e quando si accorgeranno della vostra assenza.


Attendo risultati percentuali nel lasso di una settimana, di un mese e di un anno.

So che l'attesa sarà lunga, ma le lunghe attese rendono i risultati più succosi.

mercoledì 10 febbraio 2010

Jogging in Busalla's mountains

Tempo fa ho scritto un post intitolato "Jogging in the city".
In quel post illustravo i pericoli della corsa in città, e mi vantavo della mia temerarietà, che mi ha permesso di scavarmi il mio percorso podistico nel ventre della città di Torino.

Adesso, leggendo quel post, mi rendo conto dell'illusorietà della mia convinzione che, riuscita a far jogging a Torino, riuscissi a farlo ovunque.

Giunta ormai quasi alla fine della mia giornaliera maratona automobilistica SIS Torino/insegnamento in quel di Busalla, cosa che mi ha ridotta in uno stato descritto anch'esso in un precedente post, ho deciso che tra due settimane sarà ora di riassorbire le maledette tre trippe che ho assunto durante le lunghe traversate appenniniche in macchina, sostituitesi alle corse pedestri.

Il che mi ha portata a fare un sopralluogo nella ridente città di Ronco Scrivia, ove, per gentile intercessione di amici, ho il privilegio di squatterare una seconda casa, oltre a quella che squattero a Torino.

Dato che già mi tocca lavorare, per gli stessi punti degli altri (dal 2007, invece che per il doppio), in una cosiddetta "scuola di montagna", mi sono detta che perlomeno avrei potuto correre all'aria pure, in stradine sterrate incontaminate.

Invece, dal sopralluogo, ho dedotto che le povere persone che, colte da crisi da nulla, abitando in un posto dove ci sono solo case, un limitatissimo mucchietto di negozi, una vineria piena di nonnini muniti di bicchierino di vino rosso e poco altro, non possano neppure sfogarsi con lo sport, tipo la corsa a piedi.
Infatti, se uno prova a correre:
  1. deve scegliere se farlo sui tettini delle automobili parcheggiate sul marciapiedi per evidente impossibilità di parcheggiarsi in qualsiasi altro posto che non sia il centro della strada, oppure sulla linea di mezzeria della strada, schivando le api dei nonnini appena usciti dalla vineria e i tir provenienti dalle vicine raffinerie, che a loro volta gimcanano tra le api dei nonnini, noncuranti della linea di mezzeria e dei mezzi povenienti nell'altro senso;

  2. può respirare a pieni polmoni l'aria piena dei gas emessi dalle vicine raffinerie e dai vari tir e api emananati fumo nero;

  3. la temperatura media ottobre-marzo è intorno ai -10°;

  4. anche se non si è nel periodo ottobre-marzo, ammesso e non concesso che si sopravviva a quanto su descritto, bisognerà attrezzarsi con una buona mantellina, siccome in questo posto se non c'è la nebbia piove, se non piove c'è la nebbia, e se non c'è nessuna delle due nevica. Ma solitamente sono presenti tutte e tre le manifestazioni atmosferiche in contemporanea.

Penso che, finito il periodo autistico della mia vita, inteso come periodo molto legato alla guida sportiva, mi iscriverò all'AIS insieme ai nonnini di Ronco, nell'attesa di essere assegnata a qualche altra scuola...


Per il jogging c'è tempo...

lunedì 8 febbraio 2010

Zucchero a velo precoce



Conosco un tipo che vuole mettere lo zucchero a velo sulla torta prima di avere la torta.

Il che è un bel problema.

Primo, perchè, senza la torta sotto, sarà difficile che lo zucchero a velo, tutto solo, assuma la tipica forma a torta attribuitagli, appunto, dalla presenza della torta.

Secondo, perchè lo zucchero a velo, sempre che riesca a metterlo, lo metterà non sulla torta ma sul tavolo.
Sempre che non abbia scordato pure il tavolo.
In tal caso, lo zucchero a velo assumerà la forma tipica delle sue scarpe, o delle sue calze caso mai non avesse neppure la scarpe, o dei suoi piedi, caso mai non avesse neppure le calze, o del pavimento, caso mai non avesse neppure i piedi, ma i piedi mi pare di ricordare che li abbia, a meno che non glieli abbiano mozzati di fresco.


Io ho provato a spiegarglielo, che se uno vuole mettere lo zucchero a velo sulla torta, ha due opzioni:
  1. si compra il pan di spagna al supermercato, che al discount non costa nemmeno caro, ma fa abbastanza schifo, e al supermercato normale costa abbastanza caro, e fa schifo lo stesso, e poi ci si mette su lo zucchero a velo;
  2. si fa una torta fatta in casa.
Escluderei l'opzione dell'acquisto della torta in torteria, dato che in quel caso, ove necessario, la torta sarebbe già corredata del suo zucchero a velo, e per questo sarebbe pleonastico aggiungercene altro, e, ove non necessario, aggiungerne sarebbe di cattivo gusto.

Considerato che si implichi di essere buongustai, si può escluere pure l'opzione dell'acquisto del pan di spagna al supermercato, ritrovandosi con l'unica opzione della preparazione artigianale, il che richiede di:
  • controllare e acquistare tutti gli ingredienti necessari;
  • miscelare, con cura e rispettando le priorità e i tempi, gli ingredienti, mescolando con un cucchiaio di legno con movimenti dal basso verso l'alto;
  • aggiungere il lievito, setacciandolo accuratamente, in modo che si distribuisca uniformenente;
  • mettere l'impasto in una telia precedentemente imburrata o infarinata, o oliata e pampestata, o foderata di carta da forno;
  • shakerare orizzontalmente la torta, affinchè lieviti in modo uniforme;
  • far cuocere in forno preriscaldato all'adeguata temperatura;
  • aspettare che il forno si raffreddi con la torta dentro, per non provocare un afflosciamento degno di una liposuzione al ventre di Ferrara;
  • estrarre la torta dal forno, finalmente fredda.

Solo dopo tutte queste operazioni, consequenziali e necessarie, si potrà applicare lo zucchero a velo.

Nella vita bisogna avere pazienza.

venerdì 5 febbraio 2010

Cerniere spiazzate


C'è una cosa che non ho mai capito.

Come mai le giacche e le maglie con le zip o i bottoni abbiano l'apertura sul davanti e non dietro.
Del resto, come diceva la signora che l'altro giorno mi ha parlato mentre correvo chiamandomi "brava bimba", la parte del corpo che più necessita di protezione è la parte anteriore del busto.
Anche lei mi ha chiesto se avessi messo il giornale sulla pancia. Mica mi ha chiesto se l'avessi sulla schiena.

Perchè la schiena è deputata soprattutto a sudare, come si denota dai film americani, in cui la gente che fa sport suda con un triangolone sulla schiena e due pezzone sotto le ascelle.

E allora mi chiedo perchè l'apertura non sia sulla schiena.
E' vero, sarebbe un po' più scomoda da chiudere, ma va pur sempre considerato che la chiusura della giacca o della maglia richiede un tempo notevolmente inferiore a quello impiegato con la giacca o la maglia addosso.
Decreto quindi questa soluzione economicamente conveniente.

Almeno, quando uno inizia ad avere caldo, può sbottonarsi continuando ad avere la pancia calda, ed evitando di sudare sulla schiena.

mercoledì 3 febbraio 2010

Musica ufficiosa


Ormai non è più il caso di spendere soldi per andare in discoteca.

Basta entrare in qualche negozio di abbigliamento, tipo Guess.

Là, ci si può scatenare in folli danze in mezzo a pantaloni meglioni magliette giacchette.

E, se proprio si spende, si esce con un indumento, e non con un bollino inutilmente indelebile sul polso.


Ieri, poi, sono entrata nella filiale del San Paolo dietro casa mia. Era da un po' che non ci andavo.

Il luogo era fisicamente trasfigurato, ma, soprattutti, sembrava di entrare nel negozio della Guess.

Il che, mi ha detto il cassiere, è molto piacevole per i momenti in cui ci si annoierebbe.

Vorrei però vedere le statistiche degli ammanchi di cassa prima e dopo l'introduzione della disco dance nelle filiali.

Senza contare la comprensione dei clienti a cui viene spiegato uno swap, un fido, un derivato negli uffici open space, e anche dei consulenti che spiegano i suddetti prodotti ai suddetti clienti.

Non che prima fosse alta.


In effetti, forse forse, è meglio ballarci su.

lunedì 1 febbraio 2010

L'insidia dell'individuo fidanzato


Ho fatto un esame sociologico di un avvenimento tanto frequente quanto infausto: l'innamoramento per le persone fidanzate.

Se un individuo A si innamora di un individuo B fidanzato è ormai fregato al 100%.

Vediamo perchè.
  • se l'individuo B non lo considera, questi assumerà le sembianze dell'angelicato senza macchia e senza paura, fedele al suo compagno, leale e simpatico. L'individuo A non sarà nemmeno sfiorato dall'idea di non piacere semplicemente all'individuo B, e che questi possa cornificare il suo compagno con tantissime altre persone diverse da lui: ciò instaurerà un circolo vizioso che farà incrementare l'innamoramento a senso unico, a mo' di Canzoniere di Petrarca. E' quindi fregato.

  • se l'individuo B lo considera, lo usa e poi lo getta, l'individuo A soffrirà come un suino in via di sgozzamento in mortadellificio, con conseguente fregatura;

  • se l'individuo B lo considera, molla il precedente compagno (spesso sovrapponendo quest'ultimo e A per un po' di tempo) e si mette con l'individuo A, l'individuo A vivrà nel dubbio che l'individuo B possa prima o poi riprodurre lo stesso comportamento sostituendo lui con qualcun altro. Fregatura subdola e continuativa, che potrebbe portare a devastazione psico-fisica di lungo termine, unita all'impressione di stare con una persona poco angelicata, con macchia e con paura, infedele al suo compagno, sleale e antipatica.

Nel caso in cui anche l'individuo A sia fidanzato, si crea un interessante incrocio delle suddette casistiche.

Il consiglio finale è comunque quello di evitare di innamorarsi di persone fidanzate. Ma forse non è molto attuabile.