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lunedì 18 maggio 2009

Scrittori-fiume e scrittori-argine

Ieri ero al salone del libro di Torino.
Sono andata a un incontro con Antonio Scurati.

Io, Antonio Scurati non l'avevo mai visto. Però avevo letto un suo libro che mi era piaciuto molto.

Sono entrata nella grande sala conferenze e mi sono seduta nei sedili dietro.

C'erano due tizi seduti a un tavolo, uno con i capelli bianchi e uno con i capelli neri.

Quello con i capelli neri parlava.

Ho detto, eccolo là, il nostro Scurati.

Poi il presunto Scurati ha iniziato a dire "Scurati scrive, Scurati dice".

A che mi è soto il dubbio di aver commesso un errore di presunzione.

Ho chiesto alla vicina di sedia se sapesse indicarmi Scurati, e lei mi ha detto che non ne aveva idea.

Mi è perfino sorto il dubbio che Scurati proprio non ci fosse, dopo tre quarti d'ora che il nerocapelluto parlava di Scurati.

Sopra la sua testa nera campeggiava la copertina del libro nuovo di Scurati, che dovrebbe avere intorno alla 40ina. Il biancocapelluto mi sembrava troppo biancocapelluto per avere 40 anni. Il nerocapelluto non era Scurati. Mah.

Dopo tre logorroici quarti d'ora, il nerocapelluto ha dato la parola al biancocapelluto, che invece era proprio Scurati. Scurati ha parlato per dieci minuti, in cui ha detto chiaramente e anche pittorescamente quello che doveva dire.

Poi, al nerocapelluto è venuta l'idea di porgli una domanda.

Ha iniziato a porla alle 15,40.

Ha finito di porla alle 16,10.

Risposta, sempre chiara e pittoresca, della durata di cinque minuti.

Poi, il nerocapelluto ha iniziato a porgere un'altra domanda.

Mi sono alzata e sono andata via.

Uscendo, ho lanciato uno sguardo al programma affisso su un maxischermo all'ingresso.

Il nerocapelluto era Veronesi.

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