LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

giovedì 22 maggio 2008

ALLUJOGGING


Esco di casa dopo tre ore di ripetizioni.

In mezzo ai pollini.

Con gli occhiali.

In un bel pomeriggio di primavera, pieno di calore, moscerini che volano in frotte, bambini piccolissimi piccoli e medi che corrono e giocano al parco giochi.

Vedo tutto annebbiato e vago. E' quasi bello, essere semiciechi. Vedi le cose come nessuno le vede. O come le vedono solo i semiciechi come te, con gli occhiali sottograduati appannati dal sudore, gli occhi pieni di pollini e di fogli scritti fitti a stilografica.

Gli uomini e donne in miniatura mi intralciano il passaggio, quello che voglio proprio effettuare sui piastrelloni morbidi dei giochi per bambini, che di mattina sono sempre liberi e di pomeriggio sono sempre pieni di miniuomini e minidonne. Dei mediouomini giocano con la palla. Mi arriva vicino alla tempia. Sollevo la mano per fermarla, ma non è poi così vicina alla tempia come credevo, per cui non riesco a captarla e corro ancora per un po' di metri con la mano sollevata a mezz'asta.

L'erba dove non ci sono i giochi per bambini è melmosa. Affondo e poi rido, mentre un giapponese gira la sua faccia appannata verso di me.

Poi, vedo un mio ex compagno di Università. Certo, è lui,probabilmente, ma come si chiama? Ha un cane, sono le 17,20. Ha sempre problemi a camminare. Ma sarà lui? Con la faccia appannata è difficile da riconoscere. Non lo saluto ma sento che mi fissa. Se porta a spasso il cane verso le 17,20 e ha fatto Economia mi gioco 10 a 1 che fa il bancario categorie protette.

Poi procedo, sempre con il male all'anca, sempre più cieca che vedente, sempre con le orecchie tappate. Magari sto diventando sorda. Non che la natura abbia deciso di punirmi fin dagli inizi. Anzi, mi ha dato varie potenzialità. Quando ha visto che le dissipavo, ha deciso di punirmi in itinere. Ventott'anni saranno pochini per diventare cieca e sorda?

Con gli uccellini che cinguettano felpati e correndo su un tappeto di dimensione parallela, incrocio una ragazza vestita da jogging che fa circonvoluzioni con le braccia. Ha una faccia da nuoto sincronizzato, mi fissa con gli occhi sbarrati e la bocca aperta in un sorriso da black hole sun. Mi è così vicina che la vedo perfino.

Conituno a correre.

Riconosco questa casa, quel portone, procedo verso un luogo che conosco.

Casa mia.

Ma quando arrivo a casa mia casa mia non c'è più.

Poi c'è di nuovo.

Entro.

Nello spazio ridotto della stanza torno a vedere.

Poi guardo dalla finestra.

Nebbia.

Sono di nuovo cieca.

Ah, no, è il vetro.

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