Camminiamo abbracciati. Mi piace affondare l’alluce dentro la sua cintura, e sentire tutta la struttura ossea del mio compagno assestarsi ad ogni passo. Il passeggero dubbio che Mamour sperasse che non ce la facessi a trovarlo e tornassi in Italia con le pive nel sacco è accantonato. Lui è felice, mi prospetta già i manicaretti che mi cucinerà mentre lavorerò, e che troverò sulla tavola imbandita al ritorno dall’hotel. Non mi sembra un atteggiamento da persona scocciata.
Ora la priorità è trovare un regalo per i suoi fratelli. Deve riuscire a condensare in una sola soluzione i gusti di ben sei persone. Il piccolo Ibrahim sicuramente vorrà un gioco. Le sorelle, Boirika e Penda, saranno interessate a ben altro, e lo stesso si può dire del secondogenito Malaw e di Mamadou, con i suoi sedici anni.
Alla fine viene stabilito che il dono più gradito sarà sicuramente una piattaforma per videogiochi, che metterà d’accordo tutti, soprattutto Mamour, che non vede l’ora di usarla a sua volta. Alla faccia della sua saggezza e maturità, dirai, caro lettore. Tutto sommato è un bene che il fanciullino che c’è in noi sopravviva, ti risponderò io.
Tutto va bene, la situazione volge al meglio, ma io non posso starmene in panciolle a godere di questo beato istante per più di mezz’ora. Infatti, all’incirca al trentunesimo minuto di passeggiata, esordisco con una delle mie solite osservazioni argute.
- Ma fate qualcosa per Natale?
Faccio la gnorri, pur sapendo che l’anno precedente aveva fatto un pranzo in famiglia.
- Certo, facciamo un pranzo.
- Ma mi sto chiedendo come mai ti preoccupi tanto per i regali natalizi.
- Beh, dopodomani è Natale, sarebbe quasi ora.
- Uh, sì, vero. Ma… che ne pensi di quest’atmosfera? La trovi natalizia?
Mi guardo intorno.
- Mah, sì, è natalizia, ci sono le decorazioni, i regali in vetrina, si, è natalizia, perché me lo chiedi?
Anche lui dà un’occhiata vaga all’ambiente circostante.
- Perché da piccola impazzivo per l’atmosfera natalizia, ora invece non la sento molto.
- Beh, si vede che è una festa particolarmente dedicata ai bambini. Anche io la sentivo di più da bambino.
Passano due ragazzini, tutti immersi nel loro videogioco tascabile. Ci urtano, talmente sono presi.
- Sì, ma quello che mi dispiace è il fatto che non si viva più il vero senso del Natale.
- Perché? Quale sarebbe il vero senso del Natale?
- Beh, lo dice il nome stesso…Natale…giorno della nascita, è la nascita di Gesù. La cosa è nata tutta da lì, ma la gente correndo e pensando solo ai regali ha scordato tutto.
Arrossisco, mentre gesticolo nell’aria per porre maggiore enfasi sulle mie parole, o semplicemente perché sono italiana, e, come dicono i francesi, per impedire di parlare ad un italiano basta legargli le mani.
- Ma cosa stai dicendo? Il Natale è una festa di tutti! Il Natale E’ farsi regali! Che cosa diavolo vai farneticando con il tuo spirito bigotto ed ottuso?
Alzando il volume e mettendosi a camminare in mezzo alla strada, a tre metri da me.
- No, il Natale è una festa religiosa, come origine. Non dico che sia sbagliato farsi i regali, ma non si tratta SOLO di questo, che tu lo voglia o no!
Mi accorgo di essere paonazza, guardandomi nello specchio che c’è nella vetrina davanti a cui ci siamo fermati.
- No, invece si tratta SOLO di questo!
Urla come un ossesso e tutti ci guardano, alla faccia dell’uomo calmo e misurato per cui si fa passare.
- Beh, probabilmente per la tua religione è una festa così senza motivo, e mi pare anche normale, dato che i musulmani non dovrebbero nemmeno festeggiarla!
- Ma cosa stai dicendo? Il Natale è una festa laica, è una festa dello Stato, le scuole chiudono. Non ha nulla a che vedere con il tuo bigottismo.
Camminiamo a grande distanza, tra la folla, e alziamo sempre di più il volume.
- Ma che bigottismo! Sto solo dicendo che io come cattolica penso che i cattolici dovrebbero pensare che è il giorno della nascita di Gesù. E gli altri facciano come vogliono.
- Dovrebbero! Verbo dovere! Ecco! Tu sei una dittatrice, bigotta e ottusa. Questa me la segno, dopo quella del musulmano dell’anno scorso e questa del Natale, non pensare che ti veda con lo stesso occhio. Tutto questo va ad incidere sul mio atteggiamento verso di te e verso il nostro futuro.
- Ma che futuro? Noi non abbiamo futuro! Se ti comporti così ora, figurati se fossimo sposati. Mi USERESTI come sforna-figli e donna delle pulizie!
Entro in un negozio, ci aggiriamo tra le bancarelle basse cariche di oggetti luccicanti. Lui mi segue continuando la discussione.
- Ah, è questo quello che pensi di me! Bene. Io e te siamo una coppia a tempo determinato. Non penso di poter condividere la mia vita con un’integralista ottusa come te.
Questa volta è lui che s’intrufola in un grande magazzino tecnologico, e io cerco di raggiungerlo, lanciando le ultime cartucce.
- E neppure io con un invasato di matrimonio e figli musulmano!
Camminiamo più vicini. In silenzio.
Lo osservo.
Guarda dritto davanti a sé. I suoi lineamenti sono dolci e belli anche quando è arrabbiato. Cerco di rimuovere l’accaduto, di relegarlo in un angolo del mio cervello e chiuderlo a chiave, come dice di fare lui per non impazzire con me e i miei capricci e comportamenti sbagliati. Mi avvicino e gli prendo la mano. Me la scaraventa lontano. Lo abbraccio: stringo tra le mie braccia un tronco. Torniamo a casa fianco a fianco. >>
("M@l d'@fric@_no", Mattea Rolfo, Editore non si sa, 2006)
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