LE COSE CHE SCRIVO IN QUESTO BLOG SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA (BACATA).
QUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE O FATTI REALMENTE ESISTENTI E' CAUSALE.

lunedì 30 aprile 2007

Drenda Abrile

Bigigledda.
Sgassada.
Ber la briba volda dod betto la borsa del cesdino, berchè il cesdino dod c'è biù. Ba chi è che si diverde a scesdinare le bici barcheggiade alla sdaziode?
Bedalo id uda devicada di balline bianghe.
Bedalo id bezzo a ud'invisibile sciabe di sbore di grabidacea.
Bi viede id mende l'andisdabidico sul cobodido.
Bi viede id mende il vaccibo. Il bribo anno funzioba al 75%, boi bolto bebo.
Ba vaff. Dando lo sabevo ghe, se dobebo abbardedere a una bercenduale, si sarebbe draddado della binoranza. Beglio ghe b'avessero deddo funziona al 2%.
Davandi a be c'è una lunga striscia nera, deserta.
Le unighe forbe di vita che vedo sodo:
  • un vecchieddo ghe bedala in senso inverso al mio, concendradissibo a conficcarsi il dido indice della darice desdra e a fare leva gon il bollice;
  • gli uggelli dell'area brodedda Libu, gon il loro laghetto lucido e gli alberelli froddosi, ghe bi faddo sembre un'invidia folle guando gi passo davandi addando a laborare;

Ok, sto bost fa cagare, ma brovateci, ad essere bodivati, il ludedì del bonte del 1 maggio, dodo aver dibendicado l'andisdaminico, id ufficio, cod 13 giorni residui di ferie fido al 31 dicebbre!

domenica 29 aprile 2007

La minaccia della domenica


"Sei nata cattolica, per cui rimarrai cattolica e morirai cattolica".

Grandioso.

Una minaccia passata presente e futura.

Preferivo la minaccia degli alieni dei film di fantascianza.

"Torneremo".

Se non altro la loro era solo passata e futura.

sabato 28 aprile 2007

Etimologia delle classificazioni mentali

Ecco, volevo essere senza pregiudizi.
Ecco, volevo evitare cateogorie mentali.
Ecco, le ho eccome, le categorie.
Non volevo, ma le ho.
E da quando sono piccola.
Per esempio, gli sfigati e i non sfigati, che potrei chiamare figati, e che la maggior parte della gente chiama fighi.
Non è già questa una categoria che ti taglia le gambe prima che siano arrivate alla lunghezza definitiva?
Già all’asilo, lo sanno tutti che ci sono gli sfigati e i fighi.
Che poi, andando a fondo nell’etimologia spicciola del termine, significa chi ha la figa e chi non ce l’ha. I fighi ce l’hanno, gli sfigati no. Il che implicherebbe di per sé che il termine debba automaticamente essere attribuito alle donne nel primo caso (dato che, più o meno, ce l’hanno tutte) e agli uomini nel secondo. Si dà il caso, invece, che i due termini siano applicabili soprattutto, se non esclusivamente, agli uomini (e forse alle lesbiche).
Perché in fin dei conti, figo è chi si procaccia figa in quantità, sfigato chi non se la procaccia affatto, o quasi mai.
E qui ci si riconduce, seppur un po’ brutalmente e scurrilmente, a ciò che sorregge il mondo, cioè alla finalità riproduttiva dell’essere umano.
Ma si pone un dubbio ulteriore. Ammesso e non concesso che ciò che ho asserito finora abbia fondamento e sostenitori, ora, le donne sono correntemente definite fighe e sfigate. Perché tutto il ragionamento regga, dovrebbero essere invece definite cazzute e scazzate. Anche se poi per scazzata si intende altro. S’intende annoiata, apatica, indifferente. Il che può ragionevolmente essere conseguenza del significato etimologico del termine scazzata. Insomma, sostituiamo l’effetto alla causa.
Ecco, ora che ho esposto il mio ragionamento, torno ad immergermi nel mio scazzo.
E scusate se vi ho scazzati.

venerdì 27 aprile 2007

NAIF SUPER

Ieri mi sono alzata con l'impressione che mi avessero cucito insieme le palpebre.
E' dura alzarsi alle 7 dopo 10 giorni che ti alzi alle 7, però prima a Roma con lo stordimento delle cenazze della sera prima in corpo e poi in camper perchè la luce filtra.
Invece ieri mi sono alzata alle 7 perchè la sveglia suonava.
Ho guidato sotto la pioggia fino in ufficio e non appena ho posato le chiappe sulla sedia il mio capo mi ha detto: "Cosa ci fa lei qui?".
"Ci lavoro".
"Lei ha una riunione ADESSO a Torino".
Ok, ho scollato le chiappe dalla sedia ancora fredda, mi sono scapicollata alla stazione, ho preso il primo treno, ma prima ho comprato un libro al volo.

Questo qui.

Ho iniziato a leggerlo e mi è piaciuto.
Mi sono piaciuti gli elenchi. (Per Vale, se io ho un'inquietante propensione agli elenchi, vai a conoscere Erlend Loe e ti sembrerò una pischella).
In particolare, gli elenchi si rivolgono alle seguenti categorie, che cercherò di interpretare a mio modo e con la mia vita. Chi di voi vorrà, potrà fare altrettanto.

QUELLO CHE HO

  • fouton
  • un lavoro fisso
  • libri
  • bicicletta
  • racchette da tennis
  • voglia di mettermi in discussione
  • entusiasmo
  • voglia di fare quello che voglio
  • speranza
  • mal di schiena

QUELLO CHE NON HO

  • voglia di fare quello che gli altri vogliono che faccia
  • un cane
  • il lavoro dei miei sogni
  • tempo libero qb
  • un contratto editoriale
  • l'innominabile

COSA MI ENTUSIASMAVA DA PICCOLA

  • i vu cumprà
  • i muretti alti
  • tagliare i lombrichi in tanti pezzettini
  • scuotere il prugno e far cadere le prugne
  • andare in bici in piedi nel cestello della bici di mio zio (con lui che guidava e mi portava tra i cani cattivi)
  • i cani più grossi di me
  • i topi
  • tagliare i capelli alle bambole
  • scappare
  • tirarare palline di acqua e carta igienica addosso ai campeggiatori
  • la base
  • il primo tempo dei film di Walt Disney (il secondo era vietato per la tarda ora, così lo inventavo)
  • i temporali
QUELLI CHE AMMIRO

  • Daniele Silvestri
  • Ben Harper
  • Niccolò Ammaniti
  • mia mamma
  • l'innominabile
  • mio zio
  • Martin Luter King
  • Ghandi
LE COSE DI CUI SO TANTO

  • non ce ne sono
GLI ANIMALI CHE HO VISTO NEL LORO AMBIENTE NATURALE

  • piccione
  • passerotto
  • rondine
  • murena
  • pesci vari (orate, ecc)
  • cammello
  • mucca
  • capra
  • conigli
  • cane
  • gatto
  • stambecco
  • marmotta
  • camoscio
  • gipeto
  • aquila
  • guanaco
  • lama
  • lucertola
  • animali di cui non so il nome
  • non ho più voglia
QUELLO CHE VORREI DIPINGERE SE FOSSI UN PITTORE

  • parti del corpo
  • pezzi di mondo
  • visi
LE COSE CHE APPREZZO

  • fare tanti chilometri
  • scoprire cose nuove
  • sorrisi
  • conoscere qualcuno
  • comunicare
  • il fromage blanc 0%
  • il mare
  • la cima di una montagna
  • correre
  • leggermi
  • brownie
  • estasi (senza x nè y)
CIO' CHE MI RENDE FELICE

  • ridere
  • le persone con cui sto bene
  • correre
  • mangiare
  • leggere
  • sperare
  • fantasticare
  • l'impossibile che diventa possibile
  • l'improbabile che si verifica

Dovere Vietare Obbligare


Ma sulla metropolitana di Roma c'è anche qualcosa di Piacevole Permesso Auspicato?

Un popolo di ...#*§#°@...

Un popolo di ...

continuate voi l'ameno elenco!

venerdì 13 aprile 2007

Justine Lévy

Ero in biblioteca.
Ho preso un libro a caso dallo scaffale.
Justine Lévy, "Niente di grave".



Ho letto un po' di pagine, e mi è piaciuto.
Ma non volevo leggerlo in italiano. Mai più.
Me lo sono segnato sul cellulare, per comprarlo in Francia, in lingua originale.
Poi, non ce l'ho fatta. Era Pasqua, le librerie erano chiuse, chi era con me non aveva voglia di spulciare libri.
L'ho preso in italiano in biblioteca perchè ero troppo curiosa.
L'ho iniziato e mi è piaciuto molto, fin dove sono arrivata (avanti, abbastanza avanti).
Cavolo come scrive questa Justine Lévy.
Poi cerco su google per raccomandarla, per mettere il mio accattatevillo, che poi non mi piace mica come raccomandazione per un libro (infatti invece di dire accattatevillo dirò "scritti da altri").

E cosa scopro?

Che è un romanzo autobiografico.
E che questa ragazza, figlia di un filosofo noto (Bernard Henry Lévy), è stata abbandonata dal marito Raphael per una modella.
E questo marito Raphael chi è?
Ma soprattutto la modella chi è?
LA MODELLA E' CARLA BRUNI!
NOOOOOOOOOOOOOOOOOO!
Che sfigata sta povera Justine!
Ci credo che si è drogata...
E a me che piaceva tanto la canzone "Raphael" del cd di Carla Bruni.
E io che ho pure il cd originale.
Meno male che me l'hanno regalato.




Mumble mumble
CARLA BRUNI












JUSTINE LEVY










Mahhh

RAPHAEL ENTHOVEN


PROVATECI...

...A GUIDARE A CUNEO


E' vero, ci sono molte leggende metropolitane. E' vero, non ci fidiamo dei preconcetti. Però quello dei cunesi che guidano male non è un preconcetto, è un POSTconcetto.Ve lo assicuro io, che a Cuneo ci vivo e guido.
Provate a guidare in una città in cui ci sono due corsie di preselezione per andare dritto ai semafori ma tutti vanno solo in quella centrale, lasciando l'altra libera come se fosse un letto di chiodi. Ovviamente, nella corsia laterale non si può entrare, perchè - e qui non cambia rispetto alle altre città - c'è sempre il furbone con il fuoristrada che la scambia per un parcheggio.
Provate a guidare in una città dove siete gli unici a ricordare che la precedenza si dà a destra, anche se vi sorgono dei dubbi, in quanto alla fin fine la minoranza ci rimette anche se forse ha ragione. Ma, quesito on line, la precedenza si dà ancora a destra nel mondo, vero? E in Inghilterra?
Provate a guidare in una città dove la gente non rispetta gli stop, per immettersi nella strada in cui arrivate dandovi la visuale sul suo cranio, e poi guida in mezzo alla strada, a cavallo tra due corsia, se ci sono (anche tra tre, se ci fossero), ai 30 km/h.
Inutile ribadire che, come tutte le leggende metropolitane che si rispettino (ma più che metropolitana direi paesana), i fari accesi di giorno erano una verità. Solo che ora, i fari accesi sono diventati un obbligo anche di giorno. Ma i cunesi si sono attrezzati: ora li tengono spenti anche di notte.

mercoledì 11 aprile 2007

Ricettina ipocalorica

Prendete un gelato al cioccolato.
Io, personalmente, prendevo (ormai sono troppo vecchia per fare certe cose) Il Carte d'Or triple chocolate, ma per non fare pubblicità diciamo che ne basta uno al cioccolato qualsiasi. Tanto per non fare pubblicità, eccolo qui.

Ora, per smorzare quanto detto, faccio un piccolo excursus su ciò che contiene questo gelato (e qui sì che non faccio pubblicità): GRASSI VEGETALI. Uno prende una confezione, e legge gli ingredienti. E se vede la parolina magica "vegetale" si sente tutto ringalluzzito. Bene, sappiate che sarebbe meglio per voi mangiare strutto puro, o grasso di balena, o anche il lucido per le scarpe.
Tornando a noi, prendetevi la vostra vaschetta di gelato al cioccolato. Se volete essere sani (cherridere) prendetene una senza grassi vegetali, rovistando nel bancone frigo del supermercato come barboni nel pattume.
Indi, passate un coltello lungo tutto il bordo del contenitore, per staccare il contenuto, e versatelo in una padella.
Scaldate a fuoco lento.
Otterrete un'isola di cioccolato freddo gallegiante in un pozzetto variabile a piacimento di cioccolata calda.
Per anime in pena e golosastri incalliti.
Per entrambi, si prevedono rimorsi (nel senso che vorrete rimordere il gelato).
Per i morigerati: potete sempre prendere un pezzetto di gelato e non tutta la vaschetta.
Però c'è meno gusto.

martedì 10 aprile 2007

LEGGENDO CALVINO

C'è stato un periodo della mia vita in cui, per piacere e per dovere, ho letto quasi tutti i libri di Calvino.

Ed ero ben presa da questi libri।

Pure la trilogia, già passata sotto le mie grinfie ai tempi delle elementari, mi era piaciuta.


Certo il non plus ultra erano stati "Ti con zero", e "Le cosmicomiche", che consiglio a tutti quelli che non li avessero ancora letti.

In ogni caso, ovunque mi muovessi, per un bel po' di tempo, avevo un libro di Calvino davanti agli occhi.

Il che ha comportato che, per un bel po' di tempo, non avessi voglia che la gente mi rompesse le ovaie.

Di conseguenza, per un bel po' di tempo, ho incontrato una serie di individui fantastici.

La prima volta, me lo ricordo, ero sul treno che iniziavo da "Il cavaliere inesistente", anche un po' scazzata. Infatti per le prime scazzate pagine nessuno aveva rotto (cosa che mi fa sempre piacere quando sono scazzata su un treno). Quando poi ero entrata nel vivo delle rosse mura eccetera eccetera, avevo visto un faccione fare capolino da sopra la rilegatura del libro.

- Sei italiana, vero?

- Non, tu te trompes, je suis française et je ne comprends pas l'italien. J'ultilise ce livre en italien à guise de boucle entre moi et les casse-pieds comme toi.

Ok, sono italiana.

Ommammamiachebello un'altra italiana in questo Paese straniero. Sai che faccio il lavoropiùbellodelmondoilgiardiniereadoropotarelesiepiblablabla.

Le rosse mura eccetera eccetera avevano dovuto aspettare il viaggio di ritorno.

Appena posate le chiappe sui fetenti sedili dei TER Juan-les-Pins - Nice per il ritorno, mi ero rituffata tra le rosse mura eccetera eccetera. Questa volta il tipo seduto davanti mi aveva perfino strappato il libro di mano. Era una congiura.

- Oh, what a wonderful thing, I see a young girl who reads.

- Oh non, iu si a grl u SHUD LAIK TU rid!

Il tipo si era presentato come un relativamente noto scrittore regista statunitense, mi aveva lasciato biglietto da visita e invito a cena, io non ci avevo creduto che fosse un regista e scrittore, perché aveva l'aria di un barbone, invece su google la sera avevo scoperto che era davvero un regista e scrittore abbastanza noto। Che si faceva 3 dico t-r-e mesi di ferie sulla Costa Azzurra। Mentre io mi facevo 30/31 dico trenta/trentuno giorni ( su 30/31) al mese di lavoro sulla Costa Azzurra, e quando avevo il tempo di leggere mi trovavo il vacanziero ad oltranza che me lo impediva. Quasi meglio il potatore.

Avevo deciso che il treno non andava bene. Mi ero rimessa a leggere Nice matin, di cui non mi fregava niente, così nessuno era più venuto a parlarmi.

Avevo deciso di leggere IN spiaggia.

La prima volta, ero sulle rocce poco spiaggiose dopo il porto di Nizza, ed ecco un gruppo di brasiliani con bonghi e ballerine canterine. Passi il casino, tanto sto solo leggendo "Le Cosmicomiche", roba leggera. Ma ecco il rastamanno di turno che mi si siede vicino e inizia ad invitarmi a una festa brasiliana per la sera (ci siamo poi anche andati, alla festa brasiliana, ma questo è già un altro tema).

Alla fine, mi decido per un'altra spiaggia rocciosa, isolatissima, mare pulito, una sera. In buona compagnia. Buona ma rispettosa delle mie letture. Leggo mezza pagina, ci siamo solo io e la buona compagnia. Ai tre quarti della pagina, la buona compagnia mi mette una mano sul ginocchio. Non ti spunta un tipo dietro la roccia, come il pupazzo a molla dalla scatola, chiedendo se può PARTECIPARE?

Mentre prendiamo asciugamani libri stuoie e scappiamo, mi chiedo:

a) potrò mai leggere questi benedetti libri altrove che chiusa a chiave nello sgabuzzino di casa con la lucina da speleologo in testa?

b) ma questo tipo a cosa vorrà mai partecipare? Alla lettura del libro?


venerdì 6 aprile 2007

Agnello pasquale

Ci ho pensato lungamente.
Ma proprio lungamente.
Tanto che oggi mi era venuta un'ispirazione di altro genere e stavo quasi per cedere e scrivere quella (magari poi lo faccio anche così nessuno vede più questo post e siamo a post).
In ogni caso, oggi con ogni probabilità, a meno di crisi di astinenza con intrufolamento in un internet point marittimo, sarà l'ultima volta che scriverò prima di Pasqua.
E mi sono detta: dovrò pur ben fare gli auguri di BUONA PASQUA.
Poi mi sono risposta: ma perché? Io agnostica. E poi gli auguri mi scocciano.
Poi mi sono ribattuta: potrei fare un sacrificio, guarda caso pasquale, ma proprio guarda caso, anche perché è da tanto che avrei potuto farlo. Ma questa volta ho un sentore. A dire il vero son due settimane che ce l'ho (il che spiega il lungamente). Pubblico il post così martedì forse vi faccio sapere se il sentore era uno sbaglio, come quasi tutto nella mia vita.
Vi incollo qui sotto un racconto, l'unico racconto scritto da me con un pennino fatto della mia pelle, con un inchiostro fatto del mio sangue. Il sangue dell'agnello sacrificale del post di oggi.

GESTI

IERI. Africa. Senegal. Un punto nella foresta. Un villaggio. Laggiù, tanti puntini si muovevano seguendo il ritmo biologico, le leggi della Natura, non ancora annebbiate dalla Società. Uno di quei puntini era il piccolo Alpha. Guardava il mondo attraverso i suoi occhi dolci e nerissimi, in cui si riflettevano luci ed ombre del suo popolo. A soli sei anni, già aveva in sé il germe del suo fiero popolo, i peul. Tra corse in mezzo alle strade polverose e lotte con gli altri bambini, le giornate scorrevano felici e spensierate sotto il calore del sole.
Alpha non aveva mai conosciuto sua madre, ma non se ne curava particolarmente, dato che stava benissimo con la zia ed i cugini.

Ma un giorno ricevettero una chiamata dall’Italia. Sul cellulare. Certo, anche nella foresta ne era invalso l’uso.
Dopo una settimana, Alpha era su un gigante di ferraglia volante, rumoroso, e seguiva una rotta che avrebbe rappresentato per lui un salto di poche ore, ed al contempo epocale, sociale e culturale di anni luce. Con lui, pochi bagagli ed un pesante fardello di emozioni, colori, suoni, odori che sarebbero rimasti solo un ricordo doloroso. Doloroso come il nodo in gola che quasi gli impediva di respirare.
Per la prima volta in vita sua, aveva paura.
Uno degli innumerevoli cugini lo accompagnava: ne approfittava per cercare fortuna in Europa. Quando arrivarono, lo aspettavano i suoi genitori, che non aveva mai visto. O che, perlomeno, non ricordava di aver visto, dato che l’avevano affidato alla zia, in Senegal, quando aveva appena un anno. Non sapeva come comportarsi, con quei due individui così vicini di sangue e lontani di cuore. Tutto appariva diverso, caotico, rumoroso, pieno di macchine nuove fiammanti pulite costose, strade asfaltate, persone vestite con scomodi pantaloni stretti, la pancia inghiottita da cinture ben chiuse. E poi il clima era tiepido. Né caldo né freddo, a metà strada, un clima senza carattere.
Nei giorni successivi scoprì un sacco di cose nuove, e cercò di archiviare in un angolo del suo cervello, chiudendoli a chiave, i rimpianti per la sua vita passata. Un vero peul non si lamenta, non rimpiange, va avanti ed affronta con coraggio il presente. Gliel’aveva detto la zia, e la zia aveva sempre ragione.

OGGI. Italia. Milano. Caos. Smog. Un elegante uomo d’affari cammina tra la gente impazzita per overdose di dati appuntamenti preoccupazioni. Mastica un hamburger. Nei suoi dolci occhi neri brillano la scaltrezza e l’intelligenza che l’hanno portato ad essere un broker di successo. Telefona alla sua convivente, le comunica di non aspettarlo per pranzo. Prende un altro cellulare per chiamare l’amante, dicendole che sta arrivando. Il telefonino del lavoro squilla in continuazione. Lo spegne. Mentre cammina, molte donne gli sorridono. Sa che con un solo gesto potrebbe averle. Come, con un solo gesto, ha ottenuto mille altre cose. Riconoscimenti, ricchezza, fama. Pianificare, mirare, colpire. Tre mosse per il successo.
Una donna di colore, con un bambino piccolissimo, vestita di stracci, lo guarda implorando pietà, e gli dice: “Ciao, fratello, aiutami”. Lui ha un sussulto al cuore. Ma non può. Ha fretta. Ha sempre fretta. Non si può non aver fretta. Spegne il sussulto, va avanti, sempre avanti.

DOMANI. In volo per il Senegal. Un vecchio, con la fronte solcata dagli anni, avrà un velo di lacrime sui dolci occhi neri. Guarderà le nuvole che scorreranno sotto di lui attraverso l’oblò. Avrà ritrovato la chiave di quell’angolo del suo cervello in cui aveva rilegato i ricordi della vita che più sentirà sua, ancora in quel momento, dopo tutti quegli anni. Avrà preso quell’orgoglio peul, che gli avrà impedito di piangere per tutta la vita, l’avrà appallottolato e lo avrà scaraventato in un’immaginaria pattumiera. Tornerà a porsi le domande che affollavano la sua mente quando era appena arrivato in Italia, sessant’anni prima. Non penserà più neppure per un momento che si tratti di cose superate, inutili, da adolescenti. Gli mancherà poco tempo. Con la profonda intelligenza che l’avrà portato tanto in alto nella società occidentale, avrà deciso che sarà giunta l’ora di capire, o in quel momento o mai, il vero senso della sua vita.
Scenderà dall’aereo.
Niente sarà come pensava.
Sarà tardi, troppo tardi. Avrà, in un istante, la consapevolezza che con molti, moltissimi gesti, i gesti di una vita, non avrà ottenuto NULLA.

giovedì 5 aprile 2007

Delusioni della vita

E' periodo di delusioni.

Come sei delusa/o (il /o non significa che sono ermafrodita, ma solo che aspetto commenti con le delusioni da chiunque visualizzi questo post - che si tratti di lei/lui/esso/a) quando:
  • hai i capelli che sembrano una pagoda cinese. Decidi di farti nera (non nel senso che ti dai da sola pugni in un occhio, ma in quello della colorazione della capigliatura) e ti ritrovi in testa una struttura degna del Taj-Mahal, però nera;
  • ti svegli al mattino SAPENDO che andrai a trovare un cliente a piedi, pregusti la tua passeggiatina sotto i portici per raggiungerlo, e poi lui rimanda perchè gli mancano dei moduli;
  • prendi una pezzo di pane raffermo tagliato sputacchiando briciole con la lama del coltello su tutti i muri mobili tavoli quadri calendari della casa, lo tosti per bene, ci metti su un tomino intero del discount al tartufo, lo metti nel forno a microonde con la bava alla bocca, e dopo cinquanta secondi lo estrai carbonizzato e lo devi buttare via, ricordandotene per i 4 giorni successivi quando entri in casa, nella nuvola di fumo persistente;

Oh, potrei continuare, ma non lo faccio, perchè passo la palla a voi.

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Lettera scritta nell’anno 2070

Questa non l'ho scritta io. Avevo tutt'altre idee, ma quando ho visto questa cosa ho pensato di poter sacrificare un mio post per questo. Calcolato che avremmo già tutte le possibilità di usare fonti di energia rinnovabili e per gli interessi economici preferiamo ucciderci lentamente...


Ieri mattina, sotto la porta ho trovato una strana busta. La carta era grossolana e grigia, come un misto di carta e metallo. Non era rigida, non aveva francobollo ne’ timbri, ma il mio indirizzo era chiaro e corretto. L’ho aperta con curiosita’, e la cosa strana era che all’aprire la lettera, scritta a mano, la calligrafia era familiare; e la cosa ancora piu’ strana era la data e il contenuto, che condivido con voi.




" Siamo nell’anno 2070.
Ho appena compiuto 50 anni, ma ne dimostro 85.
Ho seri problemi renali perche’ bevo poca acqua.
Credo che mi resti poco tempo.
Oggi sono una delle persone piu’ vecchie di questa societa’.

Ricordo quando avevo 5 anni.
Tutto era molto diverso.
C’erano molti alberi nei parchi, le case avevano bei giardini e io potevo godermi un bagno o stare nella doccia per un’ora.
Adesso usiamo asciugamani umidificati con olii minerali per pulirci la pelle.
Prima tutte le donne sfoggiavano bei capelli.
Adesso dobbiamo rasarci la testa per tenerla pulita senza usare l’acqua.
Prima mio padre lavava la macchina con acqua che usciva da un tubo.
Adesso i bambini non ci credono che l’acqua si usava in questo modo.
Ricordo che c’erano tanti annunci: “Risparmia l’acqua”, solo che nessuno ci faceva caso e mai avrebbero pensato che un giorno si sarebbe esaurita.
Adesso tutti i fiumi, torrenti, lagune e falde acquifere sono irreversibilmente contaminati o esauriti.
I paesaggi che ci circondano ovunque sono costituiti da immensi deserti.
Le infezioni gastrointestinali, malattie della pelle e delle vie urinarie sono le principali cause di morte.
L’industria e’ paralizzata e la disoccupazione e’ drammatica. Le fabbriche desalinizzatrici sono le principali fonti di impiego e pagano con acqua potabile al posto del salario.
Gli assalti per un secchio d’acqua sono comuni nelle strade deserte.
Il cibo e’ sintetico all’80%
Prima ti dicevano che la quantita’ ideale di acqua che dovevi bere ogni giorno, era di 8 bicchieri per una persona adulta.
Oggi posso berne solo mezzo!
I vestiti sono usa e getta, cosa che aumenta la quantita’ di immondizia; siamo dovuti ritornare ai pozzi ciechi come nel secolo scorso, perche’ la rete fognaria non si puo’ usare per mancanza d’acqua.
L’aspetto della gente e’ orripilante, corpi sfatti, rugosi per la disidratazione; pelle piena di piaghe per i raggi ultravioletti, visto che non c’e’ piu’ la cappa d’ozono che li filtrava nell’atmosfera.
A causa della secchezza, la pelle di una ragazza di 20 anni e’ come quella di chi ne ha 40.
Gli scienziati studiano e ricercano ma non ci sono soluzioni possibili.
Non si puo’ fabbricare acqua; anche l’ossigeno e’ degradato per mancanza di alberi, e questa mancanza ha abbassato il coefficiente intellettivo delle nuove generazioni.
Si e’ alterata la morfologia degli spermatozoi di molti individui.
Come conseguenza, ci sono molti bambini con insufficienze, mutazioni e deformazioni..
Il governo ci fa pagare l’aria che respiriamo. 137 m3 al giorno per adulto.
La gente che non puo’ pagare si ritira in “zone ventilate”, che sono dotate di giganteschi polmoni meccanici che funzionano con energia solare
Non sono di buona qualita’ , ma si puo’ respirare.
L’eta’ media e’ di 35 anni.
In alcuni Paesi sono rimaste chiazze di vegetazione, con i loro rispettivi fiumi, e sono fortemente vigilati dall’esercito.. .
L’acqua e’ diventata un tesoro molto apprezzato, piu’ dell’oro e dei diamanti..
Invece qui non ci sono alberi perche’ non piove quasi mai.
E quando si arriva a prevedere una pioggia, e’ una pioggia acida.
Le stagioni dell’anno sono severamente trasformate a causa degli esperimenti atomici e delle industrie fortemente inquinanti del XX secolo.
Si avvertiva che bisognava proteggere il medio ambiente e nessuno ha voluto farci caso.
Quando mia figlia mi chiede di parlarle di quando ero giovane, io le descrivo quanto erano belli i boschi.
Le parlo della pioggia, dei fiori, di che bello era farsi il bagno nei fiumi e poter pescare e bere tutta l’acqua che si voleva.
E di come stava bene la gente.
Lei mi chiede
- Papá! Perche’ e’ finita l’acqua?
E allora sento un nodo in gola!
Non posso evitare di sentimi in colpa, perche’ appartengo alla generazione che ha distrutto il medio ambiente o che semplicemente non non ha preso sul serio tutti quegli avvisi.
Adesso i nostri figli pagano un prezzo alto...
Sinceramente credo che la vita sulla Terra sara’ possibile per poco tempo, perche’ la distruzione del medio ambiente e’ arrivata ad un punto irreversibile.



Quanto mi piacerebbe tornare indietro e fare in modo che l’umanita’ possa comprendere tutto questo!
... Quando eravamo ancora in tempo per fare qualcosa, per salvare il nostro Pianeta!"


mercoledì 4 aprile 2007

COLLISIONE

Non sono mica l'unica che si sposta in bici.
Qui prolifera gente in bici.
Lo sa il mio collega biciclettaro, uno dei tanti colleghi ciclizzati.
Lui abita in mezzo alle case addossate e alle stradine ciottolose della Vecchia Cuneo.
L'altro giorno andava a casa.
Arrivato a un incrocio con una via pedonale, per non fare nomi non dico che via è (anche perchè ho un vuoto psico-geografico nella mia testa),

!BUM!

ha beccato in pieno una signora sulla sessantina. Anzi, la signora sulla sessantina avrebbe beccato lui, perchè arrivava in controsenso nella via pedonale, ma dato che lui è un giovincello di soli 50 anni, diciamo che è lui che ha beccato lei.

Lui, si è appoggiato al muro.

Lei, ha fatto un volo pindarico per finire a pelle di leopardo (sì, il collega ha proprio usato quest'espressione, pelle di leopardo, ma non era forse di leone? O di orso bruno?) sui ciottolini in questione.
Aveva un rivolo di sangue che le colava da una ferita sulla fronte, proprio vicino all'attaccatura dei capelli.
Ha detto:
Lasciatemi un po' qui per terra.
Forse era un pretesto per guardare il cielo, ché non lo facciamo mai, e dovremmo.
Poi si è alzata e tutti i presenti, che si erano ammonticchiati tutt'intorno, volevano portarla all'ospedale.
Lei nicchiava.
Poi faceva complimenti.
Poi cercava di salire in bici atleticamente per dimostrare il suo pieno stato di salute.
La gente la prendeva a braccetto.
Alcuni già estraevano il cellulare.
Così non ha più avuto scampo.
Ha dovuto confessare.
Io, all'ospedale, non ci vado.
POI MI ROVINANO LA CAPIGLIATURA.

Yerba


Oggi introdurrò due argomenti apparentemente - e anche sostanzialmente - disgregati l'uno dall'altro. Ovviamente, io li aggregherò.

OSSERVAZIONE 1: oggi c'è un tempo triste, ma triste, ma così triste che quasi quasi mi intristisco. Per fortuna non sono metereopatica.

OSSERVAZIONE 2: esiste un'erba, chiamata Yerba Mate, che per molti non signficherà nulla, ma per alcuni significa tutto. C'è gente che, senza quell'erba, non riesce a lavorare guidare camminare lavarsi. C'è gente che gira sempre e perennemente con una zucca, o una sua imitazione, con dentro un bel po' di quest'erba e una bombilla.
Volevate per caso che non mi avvicinassi a questa stramba usanza?
Figurarsi!
E così, dopo un viaggetto in Argentina, sono tornata a casa stracarica di pacchi di Mate, con una bombilla da pochi centesimi nella tasca del borsone.
Ho portato in ufficio un bollitore una tazza non zuccosa la bombilla e due sacchetti di Mate.
E ho bevuto.
A più ripetute.
Diciamo di continuo.
proprio come gli argentini, che bevono Mate in auto in ufficio per strada sotto la doccia (in tal caso non hanno nemmeno bisogno del thermos)...

CONCLUSIONE: sarà vero che il Mate ha i seguenti effetti:


  • aiuta i processi digestivi,

  • stimola il sistema immunitario,

  • depura il sangue da scorie e tossine,

  • è ottimo coadiuvante nel trattamento delle allergie,

  • riequilibria l'organismo,

  • blocca l'ossidazione del colesterolo,

  • rallenta lo sviluppo dell'iperglicemia,

  • contiene molte vitamine.

A me, però, alla quarta tazzona e oltre, fa essenzialmente due effetti:

  • mi fa fare il tragitto luogo-dove-sono -> bagno e ritorno con il ritmo di uno yo-yo,

  • MI RENDE FELICE.


COLLEGAMENTO: OGGI PIOVE, MI SONO INTRISTITA ANCHE SE NON SONO METEREOPATICA, quindi DATEMI IL MATE!


PS per che volesse avvicinarsi a questa pratica, informo che il fenomeno yo-yo si può sporadicamente imbambolare, con aggiunta di nausea tremens periodica lunatica (nel senso che vi viene quando vuole). Per le donne alla lettura, se vi capita, state tranquille, non siete incinte, siete solo intossicate.

PPS: il Mate si trova nei supermercati italiani grandi, per la bombilla ci si deve industriare.

martedì 3 aprile 2007

Soddisfazioni

Porca miseria, oggi il mio blog ha mietuto successi.
O cavoli, adesso mi impettisco talmente tanto che cammino come se facessi il limbo.
Dovrò tagliarmi i capelli, perchè se no raschiano terra.

Guardate qui:
http://vitadablogger.splinder.com/
E qui:
http://twitter.com/eio/statuses/18269391

Ma grazie!

Vita da blogger

Oh, sono una blogger!
Cavoli, hai capito, tu, che mi passi davanti con espressione sfocata, che IO HO UN BLOG!?!?
Da quando ho il blog, non sono più la stessa.
Cammino più impettita, ragion per cui vedo ancor meno bambini barboncini cacche di cane e ogni cosa che stia in quella fascia di atmosfera dagli 0 ai 50 cm sul livello del suolo.
Se mi capita di vederli, oltre a non calpestarli, decido di farci su un bel post.
Poi me lo immagino, e mi metto a ridere da sola. Quelli che ridono da soli devono scatenare strane reazioni nella gente. Li vedo, che mi guardano straniti con lo spigolo dell'occhio destro (o sinistro, dipende se mi passano a destra o a sinistra). Comprimono la bocca come un wurstel cotto 5 minuti nel microonde a potenza 1000 W (provateci...), e fanno la faccia del primo dietro il carro funebre alla sfilata del funerale.

Fatta una non esaustiva carellata degli effetti visibili in ambiente outdoor, passiamo a fare un excursus sulle mutazioni genetiche createsi in me da quando sono una blogger:

QUANDO NON ERO UNA BLOGGER
  • Avevo la manìa di scrivere le mie intuizioni su qualsiasi cosa mi capitasse a tiro. Sulla carta del prosciutto, dove poi mettevo i filini di grasso prima di buttarla. Sui pilastri dell'università, a matita; all'uopo mi sedevo sempre vicino a un pilastro. Sulle fatture di gas luce ecc ecc. Sulle fotocopie delle coinquiline.
  • Quando avevo l'ispirazione notturna, mi alzavo incespicando nella notte, sempre con gran gioia delle coinquiline, e o ricadevo nel primo punto, o accendevo il pc. Davanti al pc, poi, tabula rasa.
  • In realtà, stanotte ci pensavo, quando avevo una manciata d'anni, sufficiente a scrivere, ero già una blogger. Avevo un'agenda, ogni giorno, e più volte al giorno, seduta sui gradini di casa di mia nonna, postavo quintali di idee teorie dimostrazioni disegni pensieri. Chissà dove sono finite quelle agende. Se le trovo magari vi copio poi qualcosa.

ORA CHE SONO UNA BLOGGER

  • Ogni cosa che mi succede intorno è un pretesto per fare un post.
  • Ho tanti di quei post in testa che potrei postare ininterrottamente per tutto il giorno. Invece faccio come quando gioco a Machiavelli: mi vengono mille idee, ma ne uso una per ogni turno, tenendomi le altre come riserva. Salvo poi perderle tutte. Perchè nel frattempo me ne son venute 129458 altre. Ragion per cui, continuo a usare la tecnica di scrivere su tutto, perdendo in ogni caso nel marasma sia quello che penso che quello che scrivo (fortunatamente, direte voi).
  • Mi è venuta voglia di conoscere tutti gli altri blogger che mi stanno simpatici (e anche quelli che mi stanno antipatici), mi chiedo se Farfalulla è proprio quella della foto e come sarà dal vivo, mi dispiace di non essere più a Genova perché la Vale dice che è il mio alter ego basso e grasso e vorrei verificare, mi chiedo se Eio è proprio come me lo immagino, ma che dico, io Eio lo conosco già e in fin dei conti in certi casi la realtà supera l'immaginazione ;) , eccetera eccetera eccetera.
  • Ho un motivo per svegliarmi di mattina. DEVO SCRIVERE IL MIO POST.

E voi?

Cosa è cambiato nella vostra vita da quando bloggate?

lunedì 2 aprile 2007

Buco nero

Cosa succede se in un'esistenza fatta di puntini più o meno grandi storti piccoli dritti bitorzoluti più o meno ordinati uno dietro l'altro ne arriva uno che, diventando un buco nero, si mette a fagocitare tutti i puntini precedenti e tutti quelli successivi per il resto dei giorni dell'esistente?